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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 10:58.

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Sony ancora nel mirino: rubati per la terza volta i dati di un milioni di utentiSony ancora nel mirino: rubati per la terza volta i dati di un milioni di utenti

I pirati informatici colpiscono Sony per la terza volta: sostengono di aver sottratto un milione di password, email, indirizzi di residenza, date di nascita e altre informazioni custodite all'interno degli archivi digitali di Sonypictures.com. Hanno annunciato l'attacco con brevi messaggi sul social network Twitter: è il loro palcoscenico per comunicare con gli utenti di internet.

Per l'azienda giapponese è un'altra grande breccia nel muro delle sue difese informatiche: a partire da aprile gli hacker hanno sottratto dati relativi a 101 milioni di utenti in due incursioni dirette contro la piattaforma per giocatori Playstation network e Qriocity. Il danno economico stimato ammonta a 170 milioni di dollari. Sony aveva dovuto sospendere i servizi online, poi aveva ripristinato l'accesso per gli utenti con standard di sicurezza più elevati. E i pirati elettronici hanno colpito un altro obiettivo all'interno della galassia della multinazionale nipponica.

A rivendicare l'attacco sono stati gli hacker di "Lulz Security", conosciuti anche come "The Lulz Boat" o "LulzSec". Hanno un loro sito web. Per aprire una breccia nelle difese informatiche affermano di aver utilizzato una tecnica di uso comune anche tra i criminali elettronici, la "sql injection". I dati conservati negli archivi non erano cifrati e quindi sono leggibili per chiunque: " È stato incauto e insicuro", ha scritto il gruppo di "Lulz security".

Una parte delle informazioni rubate è arrivata su internet. In precedenza hanno colpito un'emittente televisiva degli Stati Uniti, la Pbs: avrebbe dovuto trasmettere un documentario critico verso WikiLeaks, l'archivio online che ha pubblicato documenti inediti gestito dall'australiano Julian Assange. Ma "Lulz Security" nega legami con un'altra celebre squadra che ha preso di mira aziende e istituzioni, Anonymous.

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