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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2011 alle ore 21:43.

Certo l'industria privata è interessatissima e sta arrivando in fretta a traguardi che solo cinque anni fa erano irrisi dalla maggioranza degli specialisti. Entro l'anno almeno in due riusciranno a portare materiale alla ISS con i nuovi mezzi sviluppati, una sorta di camion per il rifornimento a basso costo. Ma per il trasporto umano è altra cosa. Portare uomini nello spazio, anche solo alla ISS, 400 chilometri dal suolo, è delicato, rischioso e costosissimo. E lo Shuttle è lì a dimostrarlo.

Il vero problema è se si riuscirà ad vere degli obiettivi per andare con equipaggi oltre i 36.000 km. La cifra non è magica ma assolutamente indicativa: è infatti l'altezza di un satellite che impiega 24 ore a compiere un giro attorno alla Terra e quindi praticamente sta sempre nello stesso punto rispetto al nostro pianeta. È l'importantissima quota dei satelliti di telecomunicazione che coprono il mondo in una ragnatela di conversazioni, trasmissioni radio, telefoniche, televisive e di dati.

Ovviamente parliamo di equipaggi di astronauti, dato che per i robot il piano di volo Nasa è già pieno e solo quest'anno partirà un ennesimo e sofisticatissimo rover per Marte, Curiosity, ed un satellite, Juno, per studiare Giove. Chi ce la farà a riportare l'uomo nello spazio veramente? Stati Uniti, Cina, India ?

Gli ultimi due Stati si stanno in realtà ponendo obiettivi che gli Stati Uniti hanno già risolto e raggiunto nei decenni precedenti, come ad esempio portare un uomo sulla Luna. La Cina è la terza potenza mondiale ad aver lanciato un uomo nello spazio e averlo riportato sano e salvo a terra ed è anche vero anche che vuole costruire una sua Stazione spaziale, magari più piccola di quella Internazionale. Ha indubbiamente più speranze di successo, al momento, mentre è meno chiaro che cosa farà l'India. Ma quando queste nuovi attori avranno raggiunto importanti obiettivi si ritroveranno con gli stessi problemi degli Stati Uniti: affrontare o meno una costosissima missione umana su Marte e soprattutto: perché?

Mandare su un uomo su Marte presenta problemi enormi e costi ancora più importanti. Sfide tecnologiche da vincere a non finire, come far sopravvivere un equipaggio a un viaggio che per mesi lo espone a radiazioni potenzialmente mortali. Sembra ora che tutto si riduca a spendere un sacco di quattrini per andare a visitare un pianeta che già le sonde automatiche ci hanno ampiamente descritto come posto del tutto inospitale. Ma allora la vera domanda è: cosa ci manca effettivamente? Con l'ultimo viaggio dello Shuttle finisce forse anche la passione per la sfida che lo spazio ci pone e c'è un effettivo crollo degli obiettivi legati al volo umano.

Per dirla con le parole del presidente Obama che il 6 luglio scorso, rispondendo alla prima conferenza stampa via Twitter della Casa Bianca, ha affermato pari pari che è bloccato all'era Apollo e la Nasa ha bisogno di una rivoluzione tecnologica per consentire tecnologie che rendano più veloce il volo spaziale, con eventuale, ma lontano , obiettivo di portate astronauti su Marte.

Ma il vero "redde rationem" arriverà dopo il 2020, anno in cui la Stazione spaziale internazionale sarà "deorbitata", un termine gentile per dire che sarà prima abbandonata e poi dismessa.

E Obama ha ragione perché altrimenti dopo il 2020 non sapremo più dove andare né perché, se non iniziamo a pensarci seriamente. Lasciando da parte il turismo spaziale, che si limita a voli di poche centinaia di chilometri di altezza, portare uomini veramente nello spazio, per problemi di sicurezza, costa cifre inaudite e senza passione o obiettivi è dura andare avanti. L'Universo per le imprese spaziali potrebbe restringersi a quella maglia di satelliti che orbita attorno alla Terra, con un limite massimo di 36.000 chilometri, quello dei satelliti di tel c'e' bisogno di ricerca e di nuove tecnologie e comunicazioni. Per questo, ora più che mai, Questa è la direzione. L'unica direzione.

La sfida non è da poco, occorre sviluppare tecnologie che ci permettano prima o poi di andare oltre il Sistema solare, con le ovvie ricadute sulla nostra vita normale, altrimenti rischiamo di fermarci qui. C'è da pensarci bene perché non solo la nostra vita dipende sempre di più dalla rete di satelliti che ormai forma una specie di rete attorno alla terra, ma anche perché quando si cala di tensione negli obiettivi in campi come l'esplorazione o la ricerca non si resta fermi, si retrocede rapidamente assieme a la propria società.

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