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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2011 alle ore 11:33.

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Il problema, operativamente parlando, è stato risolto. Ora, in casa Research In Motionn (Rim), è tempo di fare la conta dei danni. Di immagine e di natura pecuniaria, visto e considerato il risarcimento in denaro che la compagnia canadese sarà sicuramente chiamata a onorare nei confronti dei milioni di utenti interessati dal blocco dei servizi di e-mail, instant messaging e connettività Internet dei BlackBerry.

Detto che il blackout della scorsa settimana è stato il peggiore della storia della compagnia – tre giorni, lo ricordiamo, lo stop della operazioni per privati consumatori, manager e professionisti in Europa, Medio Oriente, parte del Sud America, Canada, Stati Uniti e Africa – la stima cui sono giunti più o meno concordi vari analisti è di un costo per Rim, in termini di mancati ricavi, di oltre 100 milioni di dollari. Una cifra che comprenderebbe tutti gli oneri dovuti ai carrier mobili (che a loro volta dovrebbero girarli sottoforma di indennizzo ai rispettivi clienti) ma non quelli legati ai possibili impatti sulle future vendite. Difficile, infatti, calcolare oggi lo stato di «insofferenza» dell'utenza aziendale, cui la società offrirà un mese di supporto tecnico aggiuntivo gratuito a parziale compensazione dei disservizi subiti.

In una nota diffusa stamattina, inoltre, la società ha fatto sapere che per gli utenti privati in possesso di un abbonamento sarà disponibile a partire da mercoledì 19 ottobre sull'App World un set di appli----cazioni gratuite, per un valore complessivo di oltre 100 dollari, «come forma di apprezzamento per la pazienza dimostrata durante l'ultima interruzione dei servizi BlackBerry».
Agli occhi della comunità finanziaria resta comunque il buco di fatturato di 100 milioni di dollari di cui sopra, calcolato sulla base dei previsti introiti di Rim per quanto riguarda il "fee" derivante dai contratti stipulati con gli operatori telco (che dovrebbero portare nelle casse della società un miliardo di dollari nel terzo trimestre fiscale) e che potrebbe portare secondo JPMorgan Chase a una perdita, nella peggiore delle ipotesi, di cinque centesimi per azione (per ogni punto percentuale di ricavi perso andrebbe in fumo un centesimo di dollaro di utili per azione).

Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi e delle previsioni – c'è chi sostiene, per esempio, che dei circa 70 milioni di clienti di Rim nel mondo quelli vittima del blocco sarebbero stati circa 35 milioni - ma il problema di fondo resta. L'immagine dell'affidabilità dei BlackBerry è stata compromessa e per l'azienda viene meno, in un momento non certo esaltante per la società quanto all'andamento della market share in campo smartphone (stimata da Gartner al 13% a fine 2011) un plus decisamente importante.

Agli investitori, alcuni dei quali sono da qualche settimana sul piede di guerra arrivando a chiedere esplicitamente la vendita della compagnia, non piacerà certo vedere che gli utili subiranno un ulteriore contrazione a causa del recente intoppo tecnico e dei costi ad essi associati. Aver rimesso in funzione il sistema, insomma, è stato solo il primo passo. I più ottimisti sono dell'idea che nel lungo termine la popolarità del marchio BlackBerry non risentirà più di tanto dell'incidente; altri addetti ai lavori, invece, sono preoccupati soprattutto dal comportamento che potranno tenere i grandi investitori di Rim. Lo spettro di una clamorosa scalata a quella che è stata per anni il vendor di riferimento nel settore dei telefonini per i business man è oggi più presente che mai.

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