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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2012 alle ore 14:45.

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L'avvocato di Samsung Charles Verhoeven illustra le differenze tra i prototipi. Sullo sfondo il giudice Lucy Koh del tribunale di San Jose, California. (Reuters)L'avvocato di Samsung Charles Verhoeven illustra le differenze tra i prototipi. Sullo sfondo il giudice Lucy Koh del tribunale di San Jose, California. (Reuters)

Che non sarebbe stato un processo come gli altri si è capito fin dalle prime battute: colpi proibiti sotto il tavolo, progetti di smartphone tenuti nascosti nel cassetto, power point che atterrano sulle scrivanie dei giornali. A neanche due giorni dall'inizio del processo del secolo delle tecnologie Samsung e Apple hanno già spostato lo scontro fuori dal tribunale. Come da pronostico i coreani - che giocano in trasferta - sembrano quelli più in difficoltà.

L'accusa di aver copiato design e brevetti potrebbe costare loro 2,5 miliardi di dollari. Anche per un gigante delle dimensioni di Samsung sarebbe un colpo durissimo. Ma i coreani non sono gli unici a restare con il fiato sospeso. L'intera industria dell'elettronica di consumo segue con apprensione le fasi del processo. Una giudizio a favore o contrario ad Apple rischia di ridisegnare non solo gli equilibri all'interno del settore dei produttori di telefonini ma anche il modello di ricerca e sviluppo dei colossi dell'hi-tech. Da qui il nervosimo generale che affiora a tratti anche dalle dichiarazioni dei legali delle parti in causa. Più irrequieti gli avvocati di Samsung. Più concentrati quelli di Apple che hanno chiesto sanzioni e la chiusura del processo per vittoria "a tavolino". Ad Apple non è piaciuta la mossa di Charles Verhoeven, capo della difesa del rivale asiatico, mossa che avrebbe dato il via libera alla diffusione ai media di un file power point con le foto dei prototipi di smartphone risalenti all'estate 2006 (un anno prima quindi dell'uscita di iPhone).

La tesi ufficiale di Samsung è che il design dell'iPhone era in qualche modo nell'aria. Il mercato si stava insomma muovendo prima del 2007 verso device con schermi più grandi. Anche prima quindi del debutto del melafonino. A conferma di ciò i coreani hanno presentato dei rendering del Samsung F700. Il file con queste immagini non è però stato ammesso come prova dal giudice Lucy Koh del tribunale californiano di San Josè perché non presentato in tempo. Ma i disegni dei prototipi sono ugualmente arrivati a tempo di record su internet e sulle scrivani dei giornalisti di tecnologia. I legali di Samsung si sono difesi affermando di aver semplicemente diffuso materiale su richiesta della stampa. E hanno giudicato così' "totalmente frivole" le accuse degli avvocati della Mela.

Il power point però non è l'unica prova che i coreani si sono visti rifiutare. Nel pacchetto presentato c'era anche un fotogramma catturato dal film "2001 Odissea dello spazio" del 1968 che inquadra un simil-iPad. E un documenti che dimostrano una presunta ispirazione dei designer di Apple a un articolo-progetto di Sony. La tesi sarebbe quella che anche Apple avrebbe copiato qualcuno per realizzare iPhone. Secondo Samsung l'industrial designer di Apple Shin Nishibori avrebbe elaborato un rendering di smartphone sulla base del progetto di Sony. In altre parole, Apple si sarebbe ispirata in qualche modo alle idee del gigante giapponese.
Ieri queste accuse sono state smontate dai legali di Cupertino che hanno mostrato alla giuria il prototipo "Purple" presentato nell'agosto del 2005. Sempre ieri la giuria ha ascoltato la testimonianza di Christopher Stringer, designer di Apple che per 17 anni ha lavorato ai progetti di iPhone e di iPad. Si attendono colpi di scena. E una replica di Samsung. Il punteggio parziale sembra tutto a favore di Cupertino. Ma il dibattimento è ancora lungo.

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