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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2012 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 15 agosto 2012 alle ore 08:25.

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Curiosity è ancora fermo su Marte, a tutt'oggi, per l'aggiornamento del software, ma fra poche ore riprenderà ancor meglio di prima il suo lavoro: studiare il pianeta rosso in quel grande cratere Gale, oltre 150 chilometri di ampiezza, in cui è atterrato con una precisione millimetrica.

Mentre il presidente Barack Obama telefona per congratularsi con il team Nasa che ha progettato, costruito e guidato il rover più grande della storia dell'esplorazione spaziale, oltre 900 chili al decollo di cui almeno 75 di strumenti, la gente si chiede già cosa troverà in quella landa desolata, sassosa e rossa: ci dirà qualcosa sulla vita possibile su Marte, sia passata che, magari, presente? In fondo in fondo l'idea dei "marziani" ce l'abbiamo tutti, alimentata negli ultimi 100 anni da letteratura, film, guerre, calde e fredde, e paure conseguenti.

Che possa trovare eventualmente solo segni di vita a livello di microbi, o comunque microrganismi, è piuttosto chiaro, anche se nessuna traccia finora indicala loro presenza, se non che dell'acqua si sono trovati sia i segni che i ghiacci in missioni precedenti. Monti e fratture geologiche presentano infatti evidenti segni di erosione e scorrimento di acqua allo stato liquid , così come già dai tempi del Viking, abbiamo addirittura immagini di ghiacciai protetti in crateri al polo Sud marziano fin dagli anni '70 del secolo scorso.

La Nasa non ne vuole sapere e continua a ripetere come un mantra che Curiosity, con i suoi 10 strumenti e il trapano robotizzato da 2 metri, non è fatto per trovare la vita su Marte ma per studiare rocce e atmosfera, ma non ci crede nessuno: segni ulteriori di presenza di acqua e di indicatori di possibili composti organici, ad esempio il banale metano, sarebbero già di per sé una bella preda per la missione costata 2.5 miliardi di dollari, agli scienziati basta sapere come è fatto il suolo marziano, al pubblico invece no, vuole di più.

Quello della vita dell'Universo è d'altronde uno degli interrogativi, e speranze, più antichi e presenti nell'umanità. Siamo soli nell'Universo ? A parte le mitologie di quasi tutti i popoli e culture, che hanno a che fare con gli Dei e il sovrannaturale, già nel secondo secolo dopo Cristo un autore ellenistico, Luciano, scrive un gustoso libro, sulla battaglia fra gli abitati del Sole e quelli della Luna, Storia Vera è il titolo e lo si trova anche in rete a costo zero. Che l'universo sia popolato da "infiniti mondi", molti dei quali probabilmente abitati dato che sono infiniti, è un ipotesi che prende forma fra il 1500 con Giordano Bruno, finito al rogo per altro, ma certamente pure quest'idea non gli giovò molto, e il 1700 quando oramai matura in varie opere.

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