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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2013 alle ore 23:50.

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Brutta batosta per Apple. L'agenzia Usa per il commercio internazionale (U.S. International Trade Commission) ha stabilito che la casa di Cupertino ha violato un brevetto della rivale sudcoreana Samsung nella realizzazione di alcuni modelli di iPhone e iPad. Il brevetto in questione riguarda la tecnologia wireless 3G e la capacità di trasmettere diversi servizi simultaneamente.

L'agenzia ha quindi emesso uno ordine che blocca le importazioni negli Stati Uniti - dai fornitori fuori dall'America, Cina e Taiwan in primis - per i modelli AT&T di iPhone 4, iPhone 3GS, iPad 3G and iPad 2 3G. L'ordine, immediatamente esecutivo, è stato inviato alla Casa Bianca a Barack Obama, che ha 60 giorni per decidere se porre il veto presidenziale. Se non lo farà lo stop alle forniture entrerà in vigore. Il titolo Apple ha immediato accusato il colpo perdendo tererno nell'after hour in seguito all'annuncio, diffuso a Borsa chiusa.

Immediata la reazione di Apple che si è detta "delusa" per il giudizio ma in una nota ha precisato che la mossa non avrà alcun effetto immediato sui prodotti Apple negli Stati Uniti. E in ogni caso Apple presenterà un appello contro la decisione.

Le conseguenze

Carolina Milanesi, analista di Gartner specializzata sul mercato smartphone sul New York Times ha commentato che anche nel caso in cui dovesse concretizzarsi il blocco alle importazioni per Apple non si tratterebbe di un danno rilevante. La maggioranza degli iPhone venduti oggi sono iPhone 4S e iPhone 5, modelli che non sono contemplati nella condanna. Inoltre, quando quando uscirà il prossimo iPhone il "quattro" sarà ancora meno rilevante.

Il processo del secolo

In agosto il tribunale aveva dato ragione a Apple. In quello che è passato alla storia come il più importante processo della storia delle tecnologia il verdetto è stato favorevole a Apple. Il giudice Lucy Koh inflisse a Samsung una sanzione di 1.049.343.540 dollari, meno della metà rispetto ai 2,2 miliardi richiesti dagli avvocati di Cupertino ma comunque una cifra stellare scatenando le critiche degli avvocati coreani che hanno giudicato la sentenza di parte (il processo si svolgeva su suolo californiano, in casa di Apple).

La richiesta di danni si è successivamente ridotta a 600 milioni di dollari ma per Cupertino si è trattato di una vittori: Samsung avrebbe violato i brevetti di Apple, sapendo di farlo. Ne ha infranti sei di cui almeno tre «volontariamente». L'unico - fra quelli che Apple reclamava - che Samsung non ha violato é quello relativo al design del proprio tablet la forma rettangolare e gli angoli addolciti in una curva non intaccano il brevetto sull'iPad.

La causa prendeva in esame sei brevetti applicati a decine di smartphone e tablet come Captivate, Continuum, Droid Charge, Epic 4G, Fascinate, Galaxy Ace, Galaxy Prevail, Galaxy S, Exhibit, Infuse 4G, Mesmerize, Nexus S 4G, Gem, Galaxy Tab, Galaxy Tab 10.1, Replenish, Vibrant. Nello specifico la giuria ha considerato Samsung colpevole di aver "copiato" il brevetto 381 sul cosiddetto "bounce back" in tutti i dispositivi indicati da Apple.

I fronti della disfida Apple-Samsung

Come dimostra la condanna di ieri la sfida tra i due colossi non è finita ed continua a restare nelle aule dei tribunali. I due si continuano a fronteggiare in Germania e Australia. In Corea del Sud il processo è finito questa estate con un sostanziale pareggio, una doppia condanna. I colloqui per raggiungere un accordo extra-giudiziale di cui si era tanto parlato in autunno sono naufragati o forse sono mai partiti come ha suggerito la stampa americana. La sensazione però è quella di assistere a uno scontro di retroguardia. Mentre i due colossi che insieme controllano più del 50% del mercato degli smartphone sono chiamati commercialmente a correre lanciando ogni anno nuovi modelli, in tribunale si consumano battaglie su telefonini che o sono fuori o stanno uscendo dalla circolazione. L'impatto sui conti è sempre più difficile da stimare e rischia di essere irrilevante. Con buona pace degli studi legali che grazie alla guerra dei brevetti hanno trovato una gallina dalle uova d'oro.


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