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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 07:00.

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Start up, l'italiana 20lines raccoglie 250mila euro da United Ventures. Il romanzo 2.0 cresce (c'è anche Faletti)

«Io sono blu. A prima vista può apparire singolare, ma in effetti non è del tutto esatto. Nel posto da cui vengo tutti sono così...». L'attacco è di Giorgio Faletti. Non è un classico romanzo: continua per 20 righe, poi lascia spazio alla community di 20lines. Gli utenti/scrittori possono andare avanti con le loro 20 righe, condividere sui social network, "scrivere" brani multimediali. Il romanzo se procede lungo un percorso verticale può arrivare a sei capitoli, ma visto che ognuno di questi è l'inizio di altre storie parallele, potenzialmente i romanzi che si generano sono infiniti. I migliori vengono votati dagli utenti e possono diventare un eBook.

Tutto questo succede su 2olines. La collaborazione di Faletti è arrivata settimana scorsa, in coincidenza con un redesign, ma sul sito le storie può iniziarle o proseguirle chiunque. La start up ieri sera ha raggiunto un traguardo importante con la firma per un finanziamento da 250mila euro da parte di United Ventures. «I soldi ci serviranno per far crescere la community puntando sull'internazionalizzazione: da settembre il sito sarà anche in inglese» spiega il fondatore di 20lines Alessandro Biggi.

Biggi, classe '87, ex Jp Morgan e Boston Consulting Group, ha avuto l'intuizione circa un anno fa: «Ho unito la passione delle lettura a quella del digitale - racconta -. L'obiettivo era trovare nuovi modelli di business in un momento in cui l'editoria è in difficolta mentre in rete cresce la quantità di contenuti prodotti dagli utenti». Il business, appunto. «Per ora l'obiettivo è allargare la base di utenti, poi puntiamo sugli accordi con editori e autori per promuovere gli eBook, compreso il self publishing. Ma quella sarà una seconda fase, ora siamo concentrati sulla community».

Insieme a Biggi ci sono Pietro Pollichieni, Marco Pugliese, Francesco Scalambrino, tutti tra i 24 e i 26 anni. 20lines è partita con i risparmi, successivamente «siamo stati incubati da H-Farm, a Treviso, da cui abbiamo preso un primo investimento di tipo seed a ottobre e poi abbiamo ricevuto un primo round da Club Italia Investimenti a marzo, per un totale, contando entrambi, di 90 mila euro» spiega Biggi. 20lines ha inoltre partecipato alla Fiera delle Startup del Sole 24 Ore l'anno scorso. Oggi il sito conta oltre semila e cinquecento scrittori attivi e 30mila lettori su base mensile.

«Abbiamo scelto di investire per l'energia, la passione e l'insieme di competenze dei ragazzi - dice Massimiliano Magrini, cofondatore di United Ventures, primo amministratore delegato per l'Italia di Google a inizio anni Duemila -. Inoltre la tecnologia, per quanto relativamente semplice, abilita diverse possibilità di business innovativi nel mercato editoriale». Il fondo è nato a febbraio con una raccolta di 30milioni di euro e punta ad arrivare a 50 milioni per inizio 2014. Gli investitori per 2/3 sono istituzionali, 1/3 privati. Ha già fatto 4 operazioni. In Italia adesso c'è attenzione per le start up, c'è il rischio che l'entusiasmo passi come una moda? «L'hype del momento è positivo, ma ha i suoi rischi: perché il sistema decolli ci vogliono strutture ben capitalizzate. C'è vivacità, ma in Italia ancora manca l'ecosistema per fare il salto di qualità».

Oltre a Faletti, in questi mesi hanno partecipato a 20lines diversi autori: Carmine Abate, Paola Calvetti e Mimmo Gangemi. L'obiettivo, però, come spiegano i fondatori «è abbattere il muro che si frappone tra scrittori affermati e i loro lettori e appassionati partendo dalla condivisione dell'esperienza più importante e coinvolgente: la scrittura». Mestiere vecchio, mestiere nuovo.

twitter.com/lucasalvioli

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