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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2013 alle ore 08:28.

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È pensata per drenare soldi dai big esteri del web e soprattutto dai motori di ricerca anche una norma presente nel disegno di legge collegato alla Stabilità. Impone, a chiunque utilizzi in qualsiasi modo (compresa aggregazione di notizie tipo Google News) i prodotti giornalistici, di accordarsi con gli aventi diritto. Essendo un disegno di legge potrà essere ampiamente modificato dal Parlamento nel lungo periodo. Ma se dovesse passare così, l'effetto più probabile sarebbe che i motori smetterebbero di indicizzare i contenuti giornalistici, con danni all'intero ecosistema. L'effetto imprevisto è che sarà limitata la circolazione delle informazioni. Gli utenti, su blog e social network, infatti dovranno stare attenti a citare anche solo parti di articolo (o video, foto).
C'entra con il diritto d'autore anche la proposta di aumentare del 500% (di 130 milioni di euro) l'equo compenso Siae imposto sui dispositivi elettronici. «Significa danneggiare i consumatori e l'industria di settore di una cifra proporzionale a questo aumento – dice Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale –. È un danno anche la norma che prevede incentivi fiscali solo per libri cartacei. Già gli ebook sono penalizzati da un'Iva più alta, adesso subiscono anche questa discriminazione», continua. Forse anche in questo caso l'intenzione del legislatore era favorire l'industria italiana rispetto ai big stranieri dell'ebook, come Amazon. Tuttavia ne deriva non soltanto un danno all'industria degli ebook, ma anche un disincentivo all'industria editoriale italiana ad aggiornarsi e ai consumatori a sviluppare una cultura digitale grazie ai nuovi strumenti. Insomma, in questo come negli altri casi, si sconta il carattere complesso e interconnesso dell'universo digitale. Intervenire negli equilibri senza rispettarne la natura provoca effetti a catena, che fanno anche "vittime" impreviste.
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i provvedimenti in discussione
Web tax
IL DISPOSITIVO
Il "nickname" può trarre in inganno. Lo scopo della nuova norma infatti è di individuare – per poi tassare – chi vende la pubblicità online in Italia, che dovrà essere titolare di una partita Iva rilasciata dalle autorità fiscali italiane. È evidente lo scopo di attrarre nell'orbita del Fisco le multinazionali che producono qui profitti milionari senza lasciare traccia. Per queste società, non a caso, verrebbero introdotti nuovi «indicatori di profitto», per stimare il reddito effettivo in Italia.
L'ITER
Si tratta di un emendamento alla legge Iva (Dpr 633/1972) contenuto nella legge di stabilità, legge che sta facendo in questi giorni la spola parlamentare – ma con la prospettiva di essere approvata entro la settimana prossima.

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