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Versace e McCartney firmano capsule in Brasile

di Marta Casadei

Un luna park con autoscontri, zucchero filato e pop corn. Una passerella solcata da modelle abbigliate in puro stile Medusa: stampe, motivi animalier, tubini impreziositi da decori marini in metallo dorato, abiti lunghi con spacchi sensuali. E poi un lungo applauso ad accogliere Donatella Versace alla fine di questo défilé scenografico e molto atteso che segna una collaborazione, la prima, tra la casa di moda fondata da Gianni Versace e Riachuelo, marchio di moda low cost made in Brasil che oggi vanta 22 negozi ma punta a 330 store entro il 2016. «Adoro le donne brasiliane - ha detto Donatella Versace al Sole24Ore motivando la partnership - sono forti e hanno un atteggiamento positivo. Questa collezione è il risultato dell'unione tra lo spirito Versace e queste donne stupende».

La capsule collection Versace for Riachuelo - la seconda incursione del marchio in quel segmento dopo la linea realizzata con H&M nel 2011 - è stata presentata durante la San Paolo Fashion Week e ha confermato l'interesse che le aziende del lusso made in Italy hanno nei confronti del Brasile, settima potenza economica mondiale con un Pil di 3.200 miliardi di dollari nel 2013. La Medusa è senza dubbio tra queste: lo scorso settembre ha infatti inaugurato il suo primo monomarca a gestione diretta, 130 metri quadrati all'interno del Village Mall di Rio de Janeiro.

Le recenti evoluzioni economiche del Paese sudamericano sono incoraggianti: secondo Euromonitor, le vendite di abbigliamento e calzature in Brasile sono cresciute del 62% tra il 2008 e il 2013 e, nonostante i ritmi di crescita economica siano più bassi rispetto al passato, dovrebbero far segnare un +20% entro il 2018. In questo scenario, le aziende europee e americane sono sempre più orientate a fare leva su una classe media che sta costruendo la propria identità anche indossando capi griffati, ma è abituata a comprare a rate; e che si sta confermando un potenziale cliente per i brand occidentali alla ricerca di nuovi mercati per sviluppare il proprio business, nonostante in Brasile i prezzi siano decisamente più alti.

Secondo un report diffuso dalla banca d'investimenti Btg Pactual che ha comparato i prezzi dei prodotti di Zara in 22 Paesi, il Brasile guida la classifica degli Stati nei quali le collezioni del brand spagnolo sono più care: a San Paolo un capo di Zara costa in media il 21,5% in più rispetto a New York. Il ricarico è dovuto ai dazi doganali che l'imprenditoria brasiliana auspica vengano ridotti quanto prima. Il fast fashion, nei piani delle case di moda occidentali, potrebbe essere lo strumento ideale per rafforzare l'identità dei propri marchi in loco trainando lo shopping - non low cost, questa volta - dei cittadini verdeoro all'estero.

A confermare questa tendenza è un'altra collaborazione presentata in Brasile durante la settimana della moda paulista: Stella McCartney ha lanciato una capsule in partnership con C&A. È la seconda volta che la stilista britannica - il cui brand fa parte del colosso francese Kering - lavora con la multinazionale olandese che in Brasile conta 272 negozi: «Volevo rendere accessibile a un pubblico più ampio quello che facciamo nella nostra azienda - ha detto la designer, sottolineando di aver mantenuto un'attenzione alla sostenibilità anche nella realizzazione della capsule per C&A - e, poiché la prima collezione aveva riscosso un notevole successo, abbiamo pensato di ripeterci».

 

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