Nuova giornata burrascosa per la Grecia sui mercati dopo le notizie giunte ieri, tra cui una possibile fuga di capitali da parte di titolari di conti nei maggiori istituti del paese, che avrebbero trasferito ingenti fondi all'estero.

Secondo alcune ricostruzioni di stampa le banche avrebbero così richiesto di accedere alle risorse residuali di un fondo di sostegno creato nel 2008. Per il Paese ellenico si profilano ulteriori revisioni in peggio del deficit di bilancio 2009, anche se il governo ha assicurato che gli obiettivi di risanamento sul 2010 restano confermati. Evidente, inoltre, l'imbarazzo espresso da Jean-Claude Trichet in quella che è stata una conferenza stampa della Banca centrale europea dai toni insolitamente accesi.

Il rendimento dei titoli di stato greci a dieci anni, intanto, ha toccato il nuovo massimo storico, segnalando il permanere di forti tensioni. Il tasso ha toccato il livello di 7,322%, mai visto dopo l'adozione dell'euro da parte di Atene nel 2001, in un mercato preoccupato per la capacità della Grecia di onorare il suo debito.

Il differenziale con il rendimento del titolo di Stato tedesco di pari durata, che rappresenta un riferimento per il mercato obbligazionario, è a 424 punti base, anche questo un massimo dall'adozione dell'euro. Concretamente questo significa che la Grecia deve offrire agli investitori un tasso d'interesse del 4,24% più alto rispetto alla Germania per poter prendere a prestito sul mercato obbligazionario e rifinanziare il suo debito.

Il costo per assicurare il debito governativo greco è balzato a un nuovo record questa mattina toccando i 466 punti base su un credit default swap a cinque anni. In pratica occorrono 466.000 dollari per assicurarsi contro il default di un bond a cinque anni del valore di 10 milioni di dollari. Nell'eurozona solo l'Ucraina ha un costo superiore (631 punti base) ma sono in crescita anche Portogallo e Irlanda. Il Venezuela detiene il record mondiale con oltre 900 punti base.

Di riflesso anche il mercato azionario ha reagito in modo negativo. Per la Borsa greca è stata una nuova seduta di passione che, pur riducendo le perdite rispetto a metà giornata, ha lasciato sul terreno oltre il 3 per cento. L'indice generale ha terminato le contrattazioni con un -3,11%, mentre il Ftse Athex 20 - il paniere che comprende i venti titoli a maggiore capitalizzazione - ha ceduto il 3,92%. Sotto pressione gli istituti di credito: -8% per Eurobank Efg, -7,4% per Alpha Bank e -7,3% per National Bank of Greece. Un andamento che ha pesato anche sugli altri listini europei.

Movimenti anche sul cambio euro/dollaro. Finale in lieve ripresa per l'euro che ha chiuso limitando i danni e in lieve rialzo sul dollaro una seduta discontinua. Il leggero recupero è arrivato sulle parole del presidente della Bce, Trichet, secondo cui il piano di aiuti concordato è in grado di funzionare e quindi il default della Grecia «è fuori questione». In chiusura sui mercati continentali l'euro ha quotato 1,3361 dollari (1,3340 ieri e 1,3296 Bce oggi).

Gli imbarazzi di Trichet su titoli di debito e apertura all'intervento del Fmi
Evidente imbarazzo, si diceva, perJean-Claude Trichet durante il tradizionale incontro con la stampa successivo al consiglio direttivo sui tassi. Il presidente dell'Istituto centrale è stato chiamato a chiarire quelli che appaiono spostamenti significativi rispetto a due questioni strettamente legate alla crisi greca.

In primo luogo ha sorpreso la decisione della Bce di accettare oltre la fine dell'anno i titoli di debito governativi sotto il livello di investimento, una decisione di cui beneficia per prima proprio la Grecia. Fino a poco tempo fa la Bce sembrava decisa a escludere a partire dal 2011 gli asset di qualità inferiore e ora si rimanda la definizione di un quadro complessivo a luglio, decidendo di iniziare a penalizzare questi titoli di debito, ma solo quelli emessi da istituti privati e non da governi.

In secondo luogo ha colpito l'apertura di fatto effettuata da Trichet nei confronti di un coinvolgimento del Fmi, anche per quanto riguarda l'aspetto propriamente finanziario, nel salvataggio della Grecia. Se inizialmente la Bce si era mostrata contraria ritenendo che la patata bollente dovesse rimanere in toto in mani europee, Trichet si limita ora a sottolineare che «l'importante è che i paesi europei si prendano le loro responsabilita», anche in riferimento ai parametri del patto di stabilità e crescita. Il coinvolgimento del Fondo dunque è accettato da Trichet purché a fronte di un deciso impegno da parte europea per l'attuazione di un piano di salvataggio definito come «workable», cioè in grado di funzionare, non esattamente un'approvazione a pieni voti.

L'apertura della Bce a un coinvolgimento del Fmi rischia di generare ulteriori dubbi sull'efficacia della risposta europea (di cui peraltro restano nebulosi i dettagli, specie per quanto riguarda la non trascurabile questione dei tassi da applicare sui prestiti ad Atene) e di scatenare nuove tensioni sui mercati del debito. Uno sviluppo che potrebbe avvicinare quello che Trichet meno desidera: la rottura da parte della Grecia degli ultimi indugi e l'ingresso in grande stile sulla scena europea del Fmi in versione di cavaliere bianco.

Le perplessità della Bundesbank sul piano Ue e Fmi
La Bundesbank è fortemente critica sul piano di aiuto alla Grecia varato dai paesi dell'Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Lo rivela un documento interno dell'istituto centrale tedesco di cui il quotidiano tedesco Frankfurter Rundschau pubblica oggi alcuni estratti. "Questo accordo fra i capi di stato europei - si legge nel rapporto - è stato raggiunto senza consultare, secondo quanto ci risulta, le banche centrali e contiene dei rischi per la stabilità che non possono essere sottovalutati".

Secondo lo studio, l'attuazione del piano porterebbe di fatto a "un trasferimento di x miliardi di euro direttamente al ministero delle finanze greco". E la Germania, prima potenza economica europea, sarebbe anche il principale contributore di questo piano di salvataggio. Il documento contiene anche un riferimento ironico al Fondo Monetario Internazionale che viene ribattezzato Fondo di Massimizzazione dell'Inflazione. Questo perché secondo gli autori dello studio, il Fondo persegue degli obiettivi di inflazione molto più permissivi rispetto a quelli della Bce e della stessa Bundesbank.

In realtà è stato proprio il governo di Berlino a insistere perché il piano di salvataggio della Grecia prevedesse anche un ruolo per l'istituzione di Washington, questo soprattutto per diluire le responsabilità del blocco europeo e la sua esposizione finanziaria. Ma è evidente che a questo coinvolgimento era fortemente contraria la stessa Bundesbank, oltre che la Bce. La fronda interna contro il coinvolgimento nel salvataggio greco è dunque un problema sempre più evidente per Angela Merkel che rischia anche di doversi difendere da un'offensiva di fronte alla massima magistratura del Paese.

In un articolo sul Financial Times Deutschland, il professore di diritto dell'Università di Tubingen, Joachim Starbatty, ha annunciato proprio oggi la sua intenzione di rivolgersi alla corte costituzionale di Karlsruhe se la Germania sarà costretta a sostenere finanziariamente la Grecia.

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