Sembra che alla Scuola Normale Superiore di Pisa la parola eccellenza non sia troppo ben vista. Troppi – istituzioni, privati, aziende -, a quanto pare, se ne riempiono la bocca senza averlo dimostrato davvero, qui – dove avrebbero tutti i motivi per farlo – si guardano bene dall'usarla. Aspettano, al limite, che la usi chi li sta descrivendo. E allora andrà detto un altro termine, ancora più forte, nella sua connotazione positiva: eccezionale.
Non ha uguali italiani (e pochi omologhi internazionali) questa istituzione che proprio quest'anno festeggerà, sobriamente, il prossimo 18 ottobre i 200 anni di vita. Fu fondata, infatti, da Napoleone I nel 1810 come gemella della omonima Ecole parigina, con l'intento rivoluzionario – ieri come oggi, purtroppo! – di formare una nuova élite intellettuale europea basata anziché sulla nascita e sul censo sul merito e il talento individuali.

Alla Normale di Pisa, infatti, non ci si iscrive. Si viene scelti, nella massima trasparenza, con un concorso molto duro che i ragazzi affrontano tra agosto e settembre di ogni anno. Non contano né il curriculum precedente, né il voto di maturità: solo chi si distinguerà nell'esame (che
prevede orali e scritti) avrà accesso alla scuola. Per chi ci studia è un'esperienza unica, come ha sempre ricordato un normalista di spicco che ha fatto carriera, Carlo Azeglio Ciampi. Si diventa studenti dell'università di Pisa (ma la Normale rimborsa per intero le tasse), con l'obbligo della media del 27 agli esami e voto mai inferiore al 24, si vive in collegio e c'è pure un piccolo stipendio mensile. Gli allievi si dividono nel corso ordinario (che corrisponde all'offerta formativa di primo e secondo livello dell'università; il 3+2) e in quello di perfezionamento (istituito già nel 1927) equiparati a un dottorato di ricerca o un PhD.

La garanzia di trovare un posto di lavoro, alla fine degli studi, è quasi certa: gli allievi si misurano fin dai primi giorni in un ambiente molto competitivo e stimolante e il rapporto con i docenti è spesso rovesciaro: non è infrequente nei corsi, quasi tutti di natura seminariale, che l'allievo faccia lezione, per così dire, anche al professore.
Le domande sono in continua ascesa: se nel 2000 erano stati 574 i ragazzi che avevano tentato di accedere alla Scuola, negli ultimi esami estivi i candidati sono stati 1047 per 60 posti. Oggi gli allievi sono in tutto 452, per 46 docenti e 76 ricercatori.
Una popolarità che testimonia il lavoro indefesso che sull'immagine della scuola in questi anni ha costruito il direttore, Salvatore Settis, che qualche mese fa ha annunciato di voler abbandonare l'incarico (dopo tre mandati consecutivi) con un anno di anticipo, il prossimo novembre.

E così al decano della scuola, Sabino Cassese, non è restato che indire le elezioni del nuovo direttore. Si vota il 5 maggio: 57 elettori (tra docenti, ricercatori, rettore dell'universita di pisa, studenti e personale tecnico – 4 voti ciascuna per queste ultime due categorie); quorum dei due terzi, poi, dal terzo scrutinio la semplice maggioranza.
I candidati alla successione di Settis (il direttore ha un mandato di 4 anni) sono due fisici che già ricoprono incarichi istituzionali nella scuola. Fabio Beltram, attuale vice direttore, e Riccardo Barbieri, preside della classe di scienze (si vedano le interviste a parte). Saranno dunque gli scienziati a esprimere il prossimo direttore, dopo un decennio "umanistico".
Pur provenendo dalla stessa classe, i candidati tra loro sono molto differenti. Brillante, parlantina sciolta, sorriso pronto per Fabio Beltram, più riflessivo e metodico Barbieri.
A nessuno sfugge che la posta in palio è il futuro della scuola e le scelte strategiche che ne determineranno gli orientamenti futuri. Difficile carpire dichiarazioni di voto da docenti e studenti: ma sembra di capire che Barbieri conti più sui voti dei fisici e del personale tecnico-amministrativo, mentre Beltram pescherebbe anche tra gli umanisti.

Il momento è delicato anche perché stanno per andare in pensione una serie di docenti celebri nella classe di lettere (da Gian Biagio Conte a Carlo Ginzburg) mentre un professore come Salvatore Silvano Nigro, caso raro, lascerà la Normale a fine anno per trasferirsi allo Iulm di Milano.
I due contendenti hanno programmi abbastanza simili e condividono un'impostazione di fondo che è quella di interpretare il ruolo di direttore come un ruolo che sia il più possibile collegiale e le cui scelte di fondo siano condivise dal collegio docente e dal consiglio d'amministrazione della Scuola.
Entrambi puntano molto sull'internazionalizzazione della scuola, puntando a reclutare molti più studenti e ricercatori dall'estero, entrambi riconoscono l'unicità della Normale, entrambi sono consapevoli che l'interazione con l'esterno e il dialogo con istituzioni pubbliche e private è fondamentale.

Eppure le differenze tra i due ci sono. Non solo di carattere personale ma anche nel modo in cui guardano al futuro: più preoccupato di difendere le specificità della Scuola Barbieri e di puntare sul ruolo della ricerca di base, più spiccatamente "politico" e manageriale nell'impostazione Beltram, che unisce le competenze maturate nella vicedirezione della Scuola anche quelle fatte con il suo centro nest, un centro per le nanotecnologie noto a livello mondiale.
Il risultato finale dirà chi dei due sarà riuscito a convincere il maggior numero di colleghi. Ciò che non dovrebbe cambiare è l'unicità di questa esperienza pisana che sta alla pari con i campus di Harvard, Oxford e Cambridge. E basti un solo dato, di secco bilancio, a confermare tutto: le università italiane, mediamente, impiegano il 90% del loro fondo di funzionamento ordinario per pagare gli stipendi del personale. Qui siamo al di sotto del 50%, e la maggior parte del fondo viene speso per la ricerca. Se si considera, poi, che gli studenti, vero cuore della Scuola, sono il principale interesse di tutti qui dentro si capisce che la Normale di Pisa non è un centro di eccellenza. No. E' una specie di miracolo italiano in riva all'Arno, da custodire e proteggere. Nel nostro interesse, non nel suo.

Due fisici in gara per il «dopo-Settis»
I due candidati alla direzione
Intervista a Riccardo Barbieri
Intervista a Fabio Beltram
Anno accademico 2009 / 2010
Le settimane di orientamento
Intervista a Settis

 

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