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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 07:08.

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Ho fatto la prima retrospettiva di Fellini al Guggenheim al decennale della sua morte nel 2003; Anna Magnani; molto cinema italiano... Insieme a Richard Peña, che per venticinque anni ha diretto il New York Film Festival, abbiamo fatto la più importante rassegna di cinema italiano che c'è in America, Open Roads New Italian Cinema. Un anno è venuto Scorsese a dare il benvenuto, un anno è venuto Jonathan Demme, un anno Arthur Penn; alle volte degli attori: John Turturro, Marisa Tomei.
INTERVISTATORE
Sentendo tutta la storia, si vede la tua voglia fortissima di un posto al sole, o forse pure di un posto al vento, un posto dove passano tante cose, persone, si possono prendere cose...
MONDA
Questa è una cosa che ho fortemente voluto, ho voluto cercare un posto dove l'alito vitale mi facesse crescere. Io dico sempre che innanzitutto l'emigrazione è un'esperienza di dolore, non è un'esperienza facile anche quando uno ha successo (mettilo tra molte virgolette, se no sembra che...). Comunque è un'esperienza dolorosa perché è un momento di rottura nella propria vita. Dico però che l'esperienza di ognuno, tanto più se è un emigrante, è simile a quella della pianta. La pianta può e deve muoversi cercando l'acqua o il sole che gli dà la vita, ma guai se perde le radici, perché muore subito.
Ho voluto esser qui perché New York è sempre quella che mi ha raccontato quel tassista che mi ha detto: «Benvenuto nel cuore del mondo». Io da diciannove anni ci vivo e non c'è un giorno in cui non senta, anche nei momenti di stanchezza, nei momenti di depressione che ovviamente ci sono e anche i momenti di dolore, che non senta di stare al centro di una cosa. E sai perché siamo al centro di una cosa?

Perché questo è il Paese che ha nel porto la Statua della Libertà, ed è una cosa che senti; è una città di mare, una città aperta a tutti, una città in cui c'è la religione della libertà, e in più siamo in un Paese dove nella dichiarazione di indipendenza c'è the pursuit of happiness; ed è una follia che nella dichiarazione di indipendenza ci sia la ricerca della felicità…
Io mi sentivo, nella mia amatissima Italia che mi manca – mi sentivo di non poter fiorire. Onestamente pensi che se io fossi andato in una qualunque università mandando i curricula avrei ottenuto qualcosa? E poi dopo otto anni, regolare concorso, mi hanno esaminato... Mi ricordo che quando ho vinto la tenure eravamo due candidati, ce n'era un altro nel dipartimento di animazione (qui abbiamo un grande dipartimento di animazione, hanno vinto l'Oscar insomma). L'altro, che era bravo, non ce l'ha fatta. Mi sono sempre chiesto perché: non aveva lettere così forti? Il suo curriculum? Non lo so. Però ricordo l'orrore sul suo volto quando gli hanno detto: «Non ce l'hai fatta». Lo sai come funziona qui.

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