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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 07:08.

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INTERVISTATORE
Ma puoi riprovare?
MONDA
No! Ti licenziano!
INTERVISTATORE
Passiamo ai tuoi pranzi della domenica. Quando hai iniziato a invitare a casa? È stata una cosa naturale? Una cosa che nella tua famiglia si è sempre fatta?
MONDA
Ho iniziato quasi subito, sì sì, è proprio una tradizione familiare. Mio padre, mio zio (10), mia madre... Quando è morto mio padre, mia madre mi ha incoraggiato a ricevere a casa... un po' per proteggermi, aveva paura che io da ragazzino potessi sbandare, è anche normale, una madre giovane che vede i suoi quattro figli adolescenti, non riusciva a controllarci totalmente. Quindi diceva: «Io vi metto a disposizione la casa sia a Roma sia a Maratea», noi abbiamo una casa a Maratea, al mare, bella grande, dove ci siamo riuniti dal 1970...

«Fai quello che vuoi ma fallo da noi, invita invita». Io facevo sempre queste tavolate da quindici, venti persone... A New York, all'inizio l'ho fatta in quella casa, anche quando facevo il super, magari io finivo di lavare, mi vergognavo con i miei ospiti che non sapevano che facevo il super, e ora mi vergogno di essermene vergognato... Però ricevevo: una volta mi ricordo che venne Giovanna Melandri, non so se era ministro ma comunque aveva un ruolo molto importante, e io ero pure ragazzino, avevo trentaquattro, trentacinque anni ed ero un po' emozionato e avevo finito di lavare e pensavo: «Magari arriva e mi trova ancora per le scale che sto così»...
Mi ricordo che mi capitava di ricevere personaggi importanti ma non mi potevo permettere di fare niente, e lo facevo lo stesso: magari facevamo i debiti però dovevamo rispettare l'etichetta. Jacquie è bravissima in cucina, fa delle ricerche, ogni domenica sperimenta una cosa nuova, lei ha proprio il culto, la passione e il talento della cucina... Comunque avvenne sia in quel periodo che poi quando nel 1999 siamo andati in una casa più nobile, più ricca, più grossa, una bella casa signorile a Central Park West… La tradizione della domenica nasceva quasi solo per gli italiani perché era un modo, vivendo in un altro Paese, di rivivere un po' l'Italia la domenica... È durato poco perché mi annoiavo e non perché mi annoiano gli italiani, per carità, ma perché poi si finiva a parlare della politica italiana, dello sport... Quindi prima li ho ibridati, cominciando a invitare anche ospiti stranieri, e poi adesso quasi il contrario, cioè la norma sono il novanta per cento di stranieri, e poi c'è qualche amico italiano. Tutta questa cosa si è un po' ingigantita, c'è gente che dice: «Sono a NY» e si aspetta di essere chiamata, anche per capire chi ci può trovare, che è un po' ridicolo se ci pensi...
INTERVISTATORE
Io ci trovai Dante Ferretti e Wes Anderson... E quando hai affittato questa casa in che situazione economica eravate? Migliorata, immagino.
MONDA
Sì sì, la mia situazione economica si sblocca nel 1996 perché divento full time professor, che è il gradino per diventare tenure, e l'attività curatoriale, la Repubblica, i primi libri... Ho trovato una casa molto bella ma che mi posso permettere perché ho l'affitto bloccato, se no dovrei andarmene dopodomani...

INTERVISTATORE
Bloccato per quanto tempo?
MONDA
Adesso per altri due anni però io mi tengo molto buono il mio padrone di casa (ride, ndr) perché mo' non voglio parlare di cifre, ma pago circa la metà di quello che vale, se no non potrei mai permettermelo... Secondo piano, all'italiana. È un affare pazzesco. Però il palazzo non è tenuto come altri palazzi...
INTERVISTATORE
Ah, quindi c'è ancora questo elemento quasi da cinema: non dico vendersi di più per quello che si è, ma dico mettersi nella luce giusta...
MONDA
No no, ma questo per me è fondamentale. Non è uno status symbol, però facendo dell'incontro, dello scambio, una parte centrale di quello che faccio, io devo poter ricevere in un posto dignitoso o addirittura bello, a cui poi noi diamo il calore eccetera eccetera. Noi l'abbiamo fatto anche quando il posto non era bello, però... Poi ci piace avere tanta gente quindi ci serve un posto caldo.
INTERVISTATORE
Lì a Central Park West le finestre fanno tutto...
MONDA
Sì sì, è sul parco, per di più hai notato che ha i soffitti alti: è calda la casa, sembra un po' europea. Nel 2006 insieme a Davide Azzolini creiamo il festival di Capri (11) e questa cosa nasce da casa nostra. Davide, che mi era venuto a trovare due, tre anni prima per fare delle cose che poi abbiamo realizzato insieme in America, viene una sera a cena da me, e non ricordo bene chi c'era, sicuramente c'erano Paul Auster e Richard Ford, ma c'era anche qualche altro scrittore importante: questi due li do per certi, con relative signore... Alla fine si stava tra amici a cena, solo che erano anche famosi e bravi scrittori... Davide mi dice: «Senti ma ci hai mai pensato di farle in pubblico 'ste cose? Fare una cosa di conversazione...». Gli ho detto: «Lo faccio a condizione che sia nel più bel posto del mondo». Allora abbiamo individuato Capri. Capri è bella, gli scrittori sanno che vengono a fare una cosa di qualità. Quest'anno abbiamo un Nobel, cinque premi Pulitzer.

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