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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2010 alle ore 14:38.

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Dobbiamo far vincere, anche sulla rete, «l'indipendenza e la serietà del giornalismo professionale. Contro l'ignorantismo e il qualunquismo».
Parola di Gianni Riotta, direttore del Sole 24 Ore, che oggi apre il Festival dell'economia intervistando il professor Putnam sulle sfide di Obama. E l'Adige proprio da Obama è partito, per fargli 33 domande su economia, informazione, crisi, finanziaria e finanza. E perfino sull'Internazionale. Sì, nel senso di Inter.


Caro Riotta, è d'accordo con Putnam? Nonostante i sondaggi negativi - ci ha detto - Obama ce la farà, quando gli americani capiranno che la riforma sanitaria gli cambia la vita.
«Le elezioni di mid-term sono tra 6 mesi, un tempo enorme in America. Bisogna vedere che cosa succede. Nel midterm del ‘94 Clinton prese una smusata terribile, tutti lo diedero per spacciato, ma lui fece la svolta moderata e vinse a mani basse nel ‘96. Nell'estate 1991 Bush padre aveva l'85% dei consensi: nessuno aveva previsto Ross Perot che avrebbe drenato il 19% dei voti e lo sconosciuto Clinton arrivò alla Casa Bianca. Non mi avventurerei in profezie».


La riforma finanziaria di Obama taglia davvero le unghie ai cattivi banchieri, i fat cats on Wall Street?
«Ma no! I fat cats non stanno a Wall Street. Sono una rete internazionale che investe in Europa, drena capitale in Cina, reinveste negli Usa, fa profitti in Brasile: è straordinariamente difficile tagliargli le unghie. Sono giuste linee politiche, a destra e sinistra c'è una grandissima ventata populista. I politici per convenienza, molti analisti per ignoranza o fretta chiamano speculatori i fondi pensione che proteggono i soldi che gli sono stati affidati: ma se oggi tu dovessi investire 500 milioni di euro, li metteresti in Grecia o da qualche altra parte?».
L'oceano nero della Bp nel Golfo è l'annuncio dell'Apocalisse? Conseguenze su Obama?
«Solo gli americani apocalittici lo vedranno come l'annuncio dell'Apocalisse. Certo che gli Usa hanno un enorme problema energetico ma possono digerire anche la marea nera: sono terribilmente pragmatici. Quanto a Obama, pronostico incerto: riuscirà a passare come il paladino della Natura contro le grandi multinazionali o finirà sommerso, come Bush da Katrina?».

Domenica lei ha scritto un editoriale amaro e duro sull'Unione europea: «anziani malmostosi e con pensioni ridotte, leader spocchiosi, pusillanimi, egoisti». Ha consigliato ai suoi figli di emigrare negli States? O dove?
«I miei figli sono nati e cresciuti negli Usa. Ma non si può pensare che tutti i giovani emigrino. Il problema è dargli un futuro: non si capisce perché che l'Italia, 6ª potenza industriale del mondo, non riesca a dotarsi di un sistema formativo pubblico, o privato, per produrre laureati d'eccellenza».

L'euro reggerà alla Grecia e alla Merkel che si prepara a tornare al Deutsche Mark?
«Alla Grecia e alla crisi l'euro reggerà. Non sono sicuro che possa reggere alla stupidità dei suoi leader attuali».

È vero che - come dice Berlusconi - i media diffondono il panico e aggravano la crisi?
«No, e lo sa benissimo anche Berlusconi».

È vero che le speculazioni sull'euro sono alimentate dal Financial Times?
«Sì. E anche dalla Spectre nemica di 007 e da Pietro Gambadilegno e da Macchia nera».

Qual è il giornale al mondo, escluso il suo, che ha raccontato meglio la Grande crisi?
«Il Sole 24 Ore».

E qual è il libro indispensabile per capirla?
«La ricchezza delle nazioni, di Adam Smith».

Com'è dirigere un quotidiano economico con la Confindustria come datore di lavoro?
«Molto divertente. La presidente Marcegaglia è una donna di straordinaria tolleranza e libertà. Discutiamo sempre e non dà mai diktat. Ma il sistema imprenditoriale italiano è fatto da decine di migliaia di aziende, grandi, piccole e medie, a nord e a sud, tu parli con tutti, e sei abbastanza libero perché da tutti impari diversi punti di vista».

Ma pur sempre confindustriali, o no?
«Certo, siamo schierati. Siamo liberisti, promuoviamo lo sblocco del mercato del lavoro. E io sono un direttore che vuole portare il Sole 24 Ore nella frontiera del mondo globale, perché la globalizzazione è agli inizi, non alla fine. La crisi dell'euro e i boom del Brasile e dell'Africa sono figli della globalizzazione. Oggi i poveri sono solo nei Paesi dove non c'è globalizzazione».

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