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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2011 alle ore 15:20.

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Il segreto della Silicon Valley? Presto detto: «In California ho incontrato un sacco di gente entusiasta del proprio lavoro. Nessuno fa problemi a stare in ufficio anche dieci ore al giorno, perché qui si fanno cose interessanti, dove uno vede il proprio contributo diretto al successo dell'azienda… e l'azienda ti ricompensa! Anche quando l'impresa è una multinazionale, il "feeling" resta sempre quello di una piccola azienda, dove la singola persona può fare la differenza. E si viene valorizzati per quello». Parola di Simone Morellato, 34enne ingegnere al lavoro per la multinazionale Cisco in Silicon Valley. Nonché - egli stesso - imprenditore.

Tecnicamente la sua qualifica attuale è quella di "Senior Technical Marketing Engineer": «Ho cominciato dieci anni fa, nel gruppo di controllo qualità. In questi anni ho cambiato più volte ruolo. Tengo a precisare che i cambiamenti e le progressioni di carriera sono stati sempre basati sul merito e sul coraggio dimostrato nell'intraprendere nuove sfide. Qui in Silicon Valley è molto facile cambiare e progredire».

E' una storia "americana", nata sull'onda della voglia di avventura e di un pizzico di incoscienza, quella di Simone, trevigiano, una laurea in Ingegneria all'Università di Padova. In Italia solo un'esperienza di lavoro, ovviamente gratuito, presso un'azienda informatica di Treviso, dove completa il suo progetto di stage (con annessa tesi di laurea). A cambiargli la vita è - come spesso accade - un episodio fortunato: «Attraverso l'università di Padova conobbi un professore del Politecnico di Torino, che lavorava part time per Cisco. Gli inviai il mio curriculum, nella speranza che potesse aiutarmi a trovare uno stage all'interno della multinazionale, leader nella fornitura di soluzioni di rete. Non ci speravo molto: dopo poco tempo, invece, mi e' arrivata l'offerta di internship. Uno stipendio impensabile in Italia, volo pagato, casa pagata. Quasi non ci credevo. Ho salutato tutti: mamma, papà e azienda trevigiana. E sono partito».

Da lì si dipana una carriera che lo porta a ricoprire - nell'ultimo decennio - posizioni sempre diverse: da programmatore a worldwide failure analysis manager. Poi quality assurance manager in una startup di San Diego, fino al ritorno in Cisco: «Negli Usa sanno bene che -per guadagnare - prima bisogna investire. Basta guardare ad aziende come Facebook e Google: fondate da giovani, sono tuttora gestite da giovani. Qui tutti i dipendenti si sentono parte dell'azienda. Si sa chiaramente perché si sta lavorando, quali effetti ha il tuo lavoro e come influenza l'azienda intera». Un altro mondo, speculare e opposto a quello dello stereotipo "fantozziano", così tipicamente italiano.

«Nel nostro Paese il talento e la personalità vengono nascosti. Molto spesso non ti viene data visibilità e la possibilità di emergere. Qui anche lo studente in tesi può presentare il proprio lavoro al capo della compagnia. Tutto è basato sui meriti, sulla voglia di fare e di intraprendere nuove sfide», sintetizza Simone.

Il quale, non pago dei successi lavorativi, ha recentemente avviato una piccola start-up, che produce applicazioni per IPhone, la "JustApps". «L'idea è nata con la mia prima "app", Easysearch. L'obiettivo era quello di creare un'interfaccia più facile e intuitiva per i servizi di Google. Dopo il successo di Easysearch, ho fondato con un socio la mia azienda: è ancora piccola, ma continuiamo ad espanderci e a produrre altre applicazioni».

Sergio Nava
Conduttore di "Giovani Talenti" – Radio 24
(sabato, ore 13.30-13.55 CET)
"Giovani Talenti" – Radio 24

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