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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 15:45.

Il terzo rischio è che le politiche industriali siano in conflitto con gli impegni e gli obblighi internazionali, tra cui rientrano le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), oltre a una serie di accordi regionali e bilaterali sugli investimenti e sul commercio. Tali accordi hanno ridotto drasticamente l’ambito di applicazione della politica industriale limitando in modo selettivo le opzioni di protezione e supporto di settori e imprese.

Malgrado tali insidie, oggi nessuna grande istituzione multilaterale di sviluppo può impedire ai paesi in via di sviluppo di formulare una strategia di sviluppo che preveda fonti di crescita economica specifiche per settore, un potenziamento dello sviluppo industriale e un supporto governativo attraverso misure fiscali, finanziarie e normative. In che modo, allora, i policymaker dei paesi in via di sviluppo dovrebbero affrontare la politica industriale?

Selezionare i cavalli vincenti. Le politiche industriali devono basarsi sui fattori produttivi di un paese e dovrebbero creare le condizioni per integrare settori e aziende nelle filiere produttive globali – ad esempio, intensificando i legami esistenti con le reti produttive internazionali e i mercati dell’export – ed evitare al contempo di investire eccessivamente nei paesi del mondo con una crescita lenta.

I policymaker dovrebbero altresì prendere in considerazione i settori in grado di fornire i migliori risultati di sviluppo con il minimo sforzo: i settori legati all’export non sempre impattano positivamente sull’occupazione e sul valore aggiunto. Non andrebbero infatti tralasciati i settori domestici, inclusi i servizi, che rappresentano spesso oltre la metà del valore aggiunto, anche nei paesi in via di sviluppo.

Prepararsi ad abbandonare i perdenti. Anche le scelte più ovvie, apparentemente vincenti, talvolta deludono, considerate le incerte condizioni economiche di oggigiorno. I governi dovrebbero riconoscere gli errori e rifiutarsi di offrire il proprio sostegno prima che sia troppo tardi o troppo dispendioso.

Le politiche relative agli investimenti dovrebbero coprire gli investimenti nazionali e gli investimenti diretti esteri. Nello specifico, significa favorire la competitività internazionale focalizzandosi sulla produttività settoriale, e non solo sul supporto ai player domestici. In modo analogo, le politiche in fatto di tecnologia dovrebbero abbracciare lo sviluppo interno e il trasferimento tecnologico. E le politiche di sviluppo imprenditoriale dovrebbero prevedere legami con le multinazionali. Nel mondo odierno gli obiettivi per lo sviluppo possono essere soddisfatti in modo realistico sostenendo la crescita industriale, e non solo la crescita industriale domestica.

Garantendo l’accesso ai mercati esteri, i regimi internazionali sul commercio e sugli investimenti rappresentano un prerequisito per la politica industriale. In ogni caso, i policymaker dei paesi in via di sviluppo possono dar vita a una certa libertà in materia di nuovi accordi sul commercio e sugli investimenti, focalizzandosi al contempo su quelle misure di politica industriale che rischiano di essere in contrasto con gli obblighi internazionali: agevolazioni normative invece di restrizioni, investimenti in infrastrutture e non in attività economiche specifiche, nonché incentivi fiscali accessibili a tutti.

Infine, i policymaker dei paesi in via di sviluppo e dei paesi avanzati devono, allo stesso modo, riconoscere che le discussioni sulla governance economica globale non possono focalizzarsi esclusivamente sulle questioni monetarie o sui problemi legati ai tassi di cambio. In vista del crescente numero di paesi che abbracceranno la politica industriale, la competizione e il conflitto sono destinati ad intensificarsi. Per evitare una race to the bottom per smantellare gli standard normativi, una race to the top per incrementare gli incentivi o un ritorno al protezionismo, servirà un migliore coordinamento a livello globale.

James Zhan è direttore della Divisione investimenti e imprese della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD, United Nations Conference on Trade and Development).

Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgTraduzione di Simona Polverino

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