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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 08:23.
L'ultima modifica è del 30 marzo 2011 alle ore 07:55.

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Grandi opere grandi delusioniGrandi opere grandi delusioni

Se prendiamo un gruppo di 18 opere davvero prioritarie che facevano parte di quel programma solo tre hanno visto la fine dei lavori: la Torino-Milano Av, che però aveva marciato con il treno separato dell'alta velocità; il passante di Mestre, unico gioiello realizzativo dell'intero programma; le terze e quarte corsie del Grande raccordo anulare di Roma (un lotto va ancora completato).

Progressi notevoli per alcuni lotti di metropolitane. Viaggia a velocità sostenuta il Mose, che è cresciuto nei costi passando dagli iniziali 2,3 miliardi ai 5,5 miliardi attuali. L'opera più controversa, il ponte sullo Stretto, rispetta il ruolino di marcia previsto, ma deve affrontare il nodo del completamento del piano finanziario con l'apporto di capitale privato. Problemi di reperimento di quote di equity hanno la Pedemontana lombarda e la Brebemi, che speravano, dopo il passo indietro delle banche private, in un intervento risolutore della Cassa depositi e prestiti. Non ci sarà.

Accelerazioni in corso, non prive di paradossi, per la Cecina-Civitavecchia che esce ora dallo scontro decennale fra le diverse varianti, tornando al progetto originario dell'Anas, il raddoppio dell'Aurelia in sede, più sobrio nei costi (2,2 miliardi). Era stato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a bocciare un'ipotesi faraonica che avrebbe comportato l'accollo di un peso di 3,7 miliardi sul concessionario subentrante alla fine del primo periodo quarantennale di concessione. Con il rischio per il Tesoro che, in assenza di un subentrante, avrebbe dovuto saldare il conto.

Si muove anche la Treviglio-Brescia ad alta velocità, che incassa il finanziamento di un primo «lotto costruttivo» per 1.131 milioni a fronte di un costo complessivo di 2.050. Le Fs considerano prioritaria quest'opera, che collegherà ad alta velocità Brescia con Milano e con l'intera rete Av, rispetto alla Torino-Lione e al terzo valico Milano-Genova, che ha avuto il finanziamento di un lotto costruttivo da 500 milioni su oltre 5 miliardi di costo dell'opera. Il terzo lotto costruttivo, da 790 milioni, è stato approvato per il Brennero, che costa 4.140 milioni.

I «lotti costruttivi», che rompono l'era della legge obiettivo blindata con un unico general contractor realizzatore e con un finanziamento unico per l'intera opera, sono una delle porte per cui passa il futuro delle grandi opere in Italia. Con due problemi: il primo è la ratifica delle delibere Cipe da parte della Corte dei conti, che deve pronunciarsi sulla legittimità del nuovo meccanismo di finanziamento parziale; il secondo è che non si torni all'antico con un finanziamento iniziale di 2,4 miliardi per opere che ne costano 11,5.

Le altre porte per rilanciare le grandi opere sono il project financing per le opere stradali (ma anche qui Economia e Cipe stanno mettendo a punto un intervento capace di superare il vaglio della Corte dei conti), la riprogrammazione su priorità strategiche del Fas e dei fondi europei (è il piano Sud di Fitto-Tremonti) e il riutilizzo dei mutui concessi a opere bloccate, come è successo per i primi 170 milioni ridestinati al Mose (un'altra tranche da 50 milioni è in arrivo). Anche quest'ultima è un'idea del ministro dell'Economia che non ha nascosto, di recente, una ritrovata passione per il tema infrastrutturale. Sono in molti a sperare che con la manovra di primavera sia proprio Tremonti a mettere fine alla fase calante delle opere pubbliche in Italia.

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