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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2011 alle ore 19:39.

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PECHINO – Durante un incontro organizzato a Pechino dalla Initiative for Policy Dialogue della Columbia University e dall’Università Centrale di finanza ed economia della Cina a marzo, studenti e policymaker hanno discusso sulle modalità di riforma del sistema monetario internazionale. Dopotutto, anche nel caso in cui non sia stato il sistema a provocare in modo diretto gli squilibri recenti e l’instabilità dell’economia globale, si è comunque dimostrato inefficace nel gestirli.

Eventuali riforme richiederanno ovviamente ampie discussioni e deliberazioni. Ma il consenso riscontrato a Pechino ha indicato che il G-20 dovrebbe adottare una proposta modesta per quest’anno, ovvero optare per un’espansione limitata del sistema attuale dei Diritti Speciali di Prelievo (DSP) del Fondo Monetario Internazionale. Questa proposta, sebbene limitata nell’ambito, potrebbe svolgere un ruolo importante per l’avvio delle discussioni su riforme più radicali, aiutando anche a ripristinare la fragile economia mondiale e a raggiungere l’obiettivo espresso nella dichiarazione del G-20 di Pittsburgh, ovvero una crescita forte, sostenibile ed equilibrata.

A nostro avviso, il ruolo dei Diritti Speciali di Prelievo dovrebbe essere allargato a nuove aree e si dovrebbe aumentare il loro utilizzo sotto forma di prestiti dell’FMI. In questo modo si riuscirebbe a portare avanti il suggerimento avanzato nel corso dell’incontro del G-20 di Londra nell’aprile del 2009 e poi realizzato in tempi rapidi, ovvero quello di stanziare 250 miliardi di dollari di DSP. Il G-20 potrebbe proporre all’FMI di emettere un quantitativo consistente di DSP nei prossimi tre anni, ovvero 150-250 miliardi di DSP su base annuale (pari a circa 240-390 miliardi al tasso di cambio attuale).

Questa misura comporterebbe una serie di vantaggi. Innanzitutto, ridurrebbe i pregiudizi legati alle recessioni nell’economia mondiale, in particolar modo durante le crisi ed i periodi successivi. Molti paesi continuano ad accumulare grandi quantitativi di riserve precauzionali, per evitare eventuali crisi future derivanti da inversioni di tendenza dei propri capitali o conti commerciali. I paesi hanno imparato dalle recenti crisi finanziarie che gli stati che accumulano grandi riserve hanno una maggiore capacità di superare le vicissitudini dei mercati finanziari.

Se da un lato questi accumuli di riserve aiutano a proteggere i paesi, dall’altro, in alcuni periodi, comportano una riduzione della domanda aggregata. Data l’entità ridotta, l’emissione dei DSP su base annuale compenserebbe solo in parte queste carenze, ma aiuterebbe comunque a sostenere e ad accelerare la ripresa economica senza causare pressioni inflazionistiche. Inoltre, riducendo il bisogno dei paesi di mettere da parte dei fondi di riserva, si faciliterebbe la riduzione degli squilibri globali.

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