Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 21:20.

My24
In centinaia al primo open day per gli archeologi, professione di disillusi ma appassionati (Ansa)In centinaia al primo open day per gli archeologi, professione di disillusi ma appassionati (Ansa)

Due ore dopo l'apertura delle porte della Gipsoteca, i fogli informativi sono già quasi finiti. La calca degli studenti farebbe pensare a una svendita di appunti perfetti, tanti sono lì, quasi a pestarsi i piedi, per parlare con gli espositori. Invece no. Fra i calchi di gesso delle Cariatidi e dei fregi del Partenone, nel piano sotterraneo della facoltà di Lettere della Sapienza di Roma, c'è il primo open day dedicato a far incontrare i giovani archeologi e le aziende che potranno dare loro lavoro.

Il numero degli studenti conferma i dati tristemente noti: per quanto appassionante, quella dell'archeologo è una professione in crisi, mal regolata e mal gestita, tanto che secondo l'ultimo censimento dell'Associazione Nazionale Archeologi, ben il 33% di loro non vive dei suoi studi, il 15% si ricicla come guida turistica e il 16% fa un lavoro totalmente diverso, dal call center all'attore fino all'elettricista. E questo evento è stato pensato proprio per cercare di cambiare queste percentuali. «Nel mondo dell'ingegneria o dell'economia queste giornate di incontro sono già molto diffuse - spiega Alessandro Vanzetti, docente di Protostoria Europea e organizzatore dell'open day - E' ora che anche il nostro settore si muova in questo senso. E' un modo per far entrare in contatto gli studenti con le aziende, ma anche l'Università con il mondo del lavoro, un contatto utile per capire come orientare corsi di studio e tirocini, per rinnovarli. Uno dei punti più deboli del nostro sistema formativo è la vecchiezza delle scuole di specializzazione».
Il professore deve scappare, perché la giornata è lunga, ci sono le presentazioni delle aziende agli studenti, ma anche una tavola rotonda sull'università "per la professione di archeologo" al quale partecipa anche Luigi Malnati, direttore generale del Ministero dei Beni culturali. Per quest'anno le aziende coinvolte sono una dozzina e provengono solo dal Lazio, ma visto il successo dell'iniziativa non è escluso che il prossimo anno ci si possa allargare.

Intanto, i giovani archeologi lasciano pacchi di lunghi curricula sui tavoli degli espositori. «Credo che questa iniziativa sia utile agli studenti soprattutto perché gli fa capire quali possono essere i diversi sbocchi della loro professione - dice Luciana Allegrezza della cooperativa Arx, che si occupa di scavi ma anche di allestimenti museali e visite guidate - troppo spesso i ragazzi pensano che fare l'archeolgo significhi solo scavare. La situazione del nostro lavoro, comunque, resta piuttosto triste, perché i progetti pubblici, che ci permettono di lavorare, sono molto diminuiti. E i pagamenti arrivano anche dopo due-tre anni, per cui spesso dobbiamo anticipare i soldi». Ma come accade per alcuni piccoli animali, anche i giovani archeologi possono trarre vantaggio dal mettersi a lavorare insieme: «Le cooperative funzionano anche per cercare meglio i lavori. Dieci teste sono sempre meglio di una», prosegue Allegrezza.
Mentre i curricula continuano ad arrivare, c'è anche chi è critico verso questi studenti: Viviana Forte, della società Land Srl, li definisce addirittura «sprovveduti. Il fatto è - continua - che l'Università non fa abbastanza per fargli capire cosa sia il lavoro, cosa significa lavorare a partita Iva, le fisiologiche pause fra un lavoro e un altro...».

«Ma noi i tirocini li abbiamo fatti, e come!», ribatte una studentessa, Viviana, che a luglio si laureerà con una tesi sulle ceramiche romane e con l'amica Giusy è venuta a cercare qualche opportunità di lavoro per i mesi che verranno. Per lei il problema è che «le cooperative ti chiamano per periodi che vanno da uno a tre mesi, e la cosa più frustrante è che non si fa raccolta dati, non si fa ricerca, ma solo assistenza ai cantieri». Una delusione per chi, come loro, inizia questo corso di studi spinto da ben altri sogni e passioni.
«Noi invece siamo piuttosto consapevoli dei problemi del "dopo"», dice Alessandro, che con i colleghi Junio e Giovan Battista a fine anno finirà la Scuola di Specializzazione ed è venuto all'open day per rafforzare questa sua convinzione: «Sono proprio le cooperative che fanno danni alla nostra professione, perché spingono al ribasso le tariffe e gli appalti e bloccano il mercato. Lo sa quando si viene pagati per una giornata di lavoro? Anche 30, 40 euro. E per fare cosa, poi? Stare in un cantiere a controllare che quando si mettono dei cavi non si facciano danni ad eventuali reperti archeologici». I più fortunati e scaltri si fanno un bel giro di contatti fra privati e sovrintendenze e così anche un lavoro a partita Iva, perché la dipendenza dal pubblico è un miraggio (a Roma a febbraio è stato rinviato ancora una volta il concorso per la posizione di curatore archeologo del Comune), può darti la tranquillità di un tempo indeterminato. Ma i ragazzi non mollano, e continuano ad accalcarsi alle lezioni e a dare i propri curricula. Sotto le Cariatidi di gesso il desiderio di vivere della propria passione, nonostante tutto, pulsa forte.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi