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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 18:19.

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Il Congresso statunitense ha avuto la possibilità di correggere gli errori di pianificazione durante il processo di revisione finanziaria dell’estate scorsa con la legge Dodd-Frank. Ma non l’ha fatto.

Se gli investitori dei derivati, dei repo e dei credit default swap non godessero di un trattamento di favore, si comporterebbero in maniera diversa. Insisterebbero innanzitutto per una maggior capitalizzazione delle loro controparti dato che l’accettazione del rischio implicito legato a capitalizzazioni ridotte è sempre dipeso dal fatto che il denaro in gioco fosse del governo statunitense. Qualora si trattasse del denaro degli stessi investitori sarebbero infatti molto più riluttanti a correre tale rischio.

L’opinione pubblica percepisce in modo diverso i rischi legati a Fukushima e quelli legati ai derivati. Molti temono i rischi nucleari che, oltre ad essere più che evidenti, implicano serie preoccupazioni per la sicurezza e potrebbero condurre ad un rallentamento dello sviluppo industriale. Ma i rischi legati ai derivati ed ai mercati repo sono difficili da comprendere per l’opinione pubblica, complicati da comunicare da parte dei media e ardui da dibattere e risolvere da parte dei politici. Durante il corso di una crisi, questi mercati attraggono l’attenzione dell’opinione pubblica che si lascia andare a critiche dure, ma non appena l’economia riprende il suo trend positivo, l’opinione pubblica è la prima a perdere interesse lasciando che l’industria finanziaria controlli il suo destino interagendo con la legislatura.

In relazione a rischi simili a quelli causati dalla tragedia di Fukushima, gli studiosi stanno già discutendo nuove modalità di progettazione e costruzione degli impianti nucleari per contenere i danni di eventuali terremoti o tsunami tramite processi di raffreddamento passivo. Sembra infatti sia possibile progettare e costruire degli impianti nucleari che possano mantenere fredde le barre del combustibile anche senza alimentazione.

Ma non è stato fatto ancora niente di importante per prevenire gli eventuali danni che le priorità vigenti legate ad un’eventuale bancarotta dei repo e dei derivati potrebbero comportare in un nuovo crollo del sistema finanziario. Al momento sono in fase di sviluppo nuove regolamentazioni che richiedono al fruitore finale di fornire maggiori garanzie collaterali (tra cui le aziende petrolifere che utilizzano i derivati per ripararsi da eventuali cambi improvvisi del prezzo del petrolio). Tuttavia, queste regole non toccano il problema principale, ovvero l’indebolimento dell’incentivazione da parte dei principali istituti finanziari a promuovere una maggior disciplina del mercato. E’ come se avessimo reagito alla crisi di Fukushima con una gestione migliore delle emissioni di gas nei progetti condivisi sul petrolio.

Mentre dovremmo studiare il modo di far assumere tutti i rischi delle proprie decisioni agli investitori dei derivati e dei repo quando si trovano ad avere a che fare con i principali istituti finanziari, dopo essere sopravvissuti allo tsunami finanziario del 2008 stiamo invece ristabilendo gli stessi principi finanziari carenti sulla base della stessa teoria difettosa.

Mark Roe è professore presso la Harvard Law School.

Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgPodcast in inglese a quest’indirizzo:Traduzione di Marzia Pecorari

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