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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 09:26.

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Secondo l'Istat, l'Italia cresce troppo poco per riassorbire la disoccupazioneSecondo l'Istat, l'Italia cresce troppo poco per riassorbire la disoccupazione

«Lo scenario macroeconomico di crescita moderata adottato dal Def appare coerente con le tendenze» delle stime previste dallo stesso Documento di economia e finanza «che mostrano come lo sviluppo della nostra economia sia caratterizzato da una velocità troppo bassa per contribuire riassorbimento dell'offerta di lavoro inutilizzata e al consolidamento della finanza pubblica».

Lo ha detto il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, nell'audizione sul Documento di economia e finanza a Palazzo Madama, davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato. «Ad esempio - ha aggiunto Giovannini - la previsione per l'anno in corso di un tasso di disoccupazione all'8,4%, stabile sui livelli del 2010, è compatibile con una ripresa moderata dell'occupazione, che andrebbe solo parzialmente a riassorbire l'area dell'inattività».

Il fronte dell'inflazione
In merito, invece, all'inflazione Giovannini indica che la previsione di una crescita dell'inflazione del 2,2% in media d'anno per il 2011 contenuta nel Def «può essere conseguita solo con una forte attenuazione nei mesi a venire delle tendenze accelerative». Secondo il presidente dell'Istat «rispetto alle previsioni del Def» c'è un elemento di rischio sul fronte dell'inflazione. Già a marzo «il tasso tasso tendenziale dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo è stato del 2,8%, portando all'1,8% l'inflazione già acquisita per il 2011».

L'export non è sufficiente
La crescita delle esportazioni che dovrebbero contribuire a spingere il Pil del Paese, dal canto suo, specifica Giannini «non è ancora sufficiente a recuperare i livelli pre-crisi»; l'Italia ha dunque «beneficiato soltanto parzialmente della ritrovata forza del commercio internazionale». In particolare pesa la minore presenza delle nostre imprese sui mercati asiatici che sono gli attuali driver della domanda mondiale, oltre alle tensioni politiche in Nord Africa e il terremoto in Giappone

Il 2010 si è chiuso, ha ricordato il presidente dell'Istat, con un «eccezionale peggioramento del deficit commerciale dell'Italia» e anche se i dati sui primi due mesi del 2011 «evidenziano uno sviluppo moderatamente favorevole», questo trend è stato bilanciato «dal forte aumento delle importazioni (circa il 25%) ancora concentrato tra i beni intermedi e energetici».

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