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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 17:13.
PECHINO – Con l’aumento dell’inflazione, e delle aspettative inflazionistiche, in Cina, come si può riuscire a mantenere la stabilità senza minacciare il boom di crescita del paese? Conciliare la crescita con la lotta all’inflazione non è impossibile, ma richiede il superamento da parte del governo del suo ben radicato atteggiamento sospettoso verso un’apertura dei mercati cinesi alle importazioni.
La Banca Mondiale ha previsto una percentuale di crescita per l’economia mondiale pari al 3,5%, così come gran parte degli esperti hanno previsto una crescita simile anche per gli Stati Uniti. Ne risulta che la domanda esterna di esportazioni cinesi sarà consistente, mentre il differenziale dei tassi di interesse tra la Cina e le economie mondiali avanzate continua a comportare un afflusso consistente di capitale. Pertanto, anche quest’anno, la Cina continuerà ad accumulare ampie riserve di valuta straniera.
Le autorità cinesi hanno, di conseguenza, messo in campo una combinazione di strumenti per stabilizzare i prezzi interni. Dato che le riserve obbligatorie delle banche si trovano già al 19,5% e hanno un margine limitato di aumento, i tassi di interesse, da parte loro, continueranno, molto probabilmente, a crescere.
In effetti, il tasso di riferimento ha raggiunto il 7,47% nell’agosto del 2008 dopo cinque anni di aumento. Vista la percentuale del tasso di prestito attuale pari al 5,56%, sembra che le autorità abbiano ampio margine di miglioramento.
Ma un aumento dei tassi di interesse comporta comunque degli svantaggi, tra cui un maggiore afflusso di capitale che compensa l’effetto disinflazionistico dettato dai costi di prestiti più ingenti. Pertanto l’ipotesi più probabile è che le autorità cinesi rafforzino, entro breve, i controlli sui flussi di capitale.
I governi stranieri ed i mercati internazionali vorrebbero che la Cina contrastasse l’inflazione attraverso una politica di apprezzamento del renminbi. Rispetto all’aumento del valore del renminbi, una politica di apprezzamento potrebbe scoraggiare l’afflusso di capitali stranieri. Ciò nonostante, qualsiasi operazione di apprezzamento della valuta potrebbe anche promuovere aspettative di nuove politiche di apprezzamento favorendo comunque l’afflusso dei capitali.
Un’eventuale politica di apprezzamento potrebbe aiutare la Cina a combattere l’inflazione solo se comportasse una riduzione del surplus commerciale cinese. Tuttavia, l’esperienza del 2004-2008 suggerisce che un apprezzamento contenuto non è sufficiente. Ecco perché alcuni economisti pensano che la Cina dovrebbe fare dei passi più intraprendenti verso il rafforzamento del tasso di cambio del renminbi. I funzionari cinesi non prendono comunque neppure in considerazione quest’opzione in quanto porterebbe quasi sicuramente ad una disoccupazione su vasta scala minacciando la stabilità sociale che è strettamente legata alla legittimità del governo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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