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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2011 alle ore 18:17.

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Per i ricorsi Fiom il nodo degli aumenti (Olycom)Per i ricorsi Fiom il nodo degli aumenti (Olycom)

Il contratto separato del 15 ottobre del 2009 non cancella quello unitario del 20 gennaio 2008. Dunque? Dunque nelle imprese italiane della meccanica, in questo momento, ci sono due accordi in vigore, uno che vale per i dipendenti della Fim Cisl e della Uilm Uil (sigle che hanno firmato l'intesa del 2009) e un altro che vale per i dipendenti iscritti alla Fiom (che invece non ha sottoscritto il contratto) e per quelli non iscritti ad alcun sindacato che, dopo essere stati informati, non hanno manifestato l'adesione al contratto del 2009.

È questa la conseguenza di due sentenze appena pronunciate da due diversi tribunali del lavoro, Torino – in questo caso l'azienda coinvolta è la Bulloneria Barge – e Modena – coinvolte la Emmegi, la Maserati, la Rossi, la Glem Gas, la Ferrari, la Case New Holland Italia e la Titan Italia. Le società sono state condannate per comportamento antisindacale e soprattutto alla «rimozione degli effetti mediante l'applicazione del contratto nazionale del 2008».

È l'inizio, concordano gli stessi esponenti del sindacato, di un vero e proprio ginepraio normativo. La Fiom non ha un monitoraggio nazionale dei ricorsi presentati a livello locale, però assicura «che sono alcune decine in diverse Regioni», ragione per cui, se l'orientamento espresso da Torino e Modena dovesse replicarsi, la creazione di questo doppio regime contrattuale potrebbe essere destinato a proliferare.

«Anche se – dice Giorgio Santini, segretario generale della Cisl – i ricorsi mi sembrano circoscritti ad alcune aree, mi pare per lo più in quelle zone dove si trovano i tribunali che si sono già pronunciati e cioè in Piemonte e in Emilia Romagna, e comunque credo che alla fine avranno più una valenza simbolica che reale. Di certo c'è che i lavoratori rischiano una doppia beffa: ovvero potrebbero trovarsi nella condizione di dover restituire gli aumenti finora percepiti e al tempo stesso ritrovarsi senza contratto tra sei-sette mesi».

La retribuzione: finora infatti tanto i lavoratori Fiom che le tute blu non appartenenti alla Fiom hanno avuto in busta paga i 110 euro di aumento previsti dall'intesa del 2009. Ora, se gli aumenti sono quelli concordati nel 2009, alcuni esperti ritengono che, venendo meno i termini di quell'intesa, vi siano tutte le condizioni perché le aziende possano chiedere ai lavoratori Fiom la restituzione degli incrementi.

La Fiom considera invece questa strada non percorribile e non ritiene che ci siano i presupposti per mettere in discussione l'acquisizione degli aumenti, dal momento che cozzerebbe con il principio in base al quale i lavoratori che svolgono le medesime mansioni non possono avere salari diversi. Lo scenario più plausibile è quello di una saggia via di mezzo: «La soluzione più probabile è che le aziende li considerino anticipi sui prossimi rinnovi», dice Santini.

Quanto invece all'inquadramento contrattuale, il contratto del 2008 scadrà a breve e per questi lavoratori si creerà così una situazione di vuoto, anche perché è alquanto improbabile che la controparte datoriale, cioè Federmeccanica, decida di firmare un contratto che considera invece già fatto. Nelle aziende si verificherà pertanto un'inedita situazione: una parte dei dipendenti con un contratto e una parte senza, ma soprattutto nella condizione incerta di non averne uno all'orizzonte.

Tanto basta comunque a mettere a dura prova gli uffici delle risorse umane. Limitati invece gli effetti di tutte le altre novità, quelle cioè di natura normativa, come gli interventi sul fondo pensione e sull'assistenza sanitaria, «visto che per questi abbiamo fissato la decorrenza a partire dal 1° gennaio 2012», chiarisce ancora Santini.

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