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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2011 alle ore 17:05.

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BERKELEY – Il momento più interessante della conferenza tenutasi a Bretton Woods, New Hampshire (anche luogo della conferenza del 1945 che definì l’assetto dell’economia globale odierna), si è verificato quando Martin Wolf, editorialista del Financial Times, ha posto una domanda all’ex Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Larry Summers, ed ex assistente del Presidente Barack Obama sulla politica economica. Nello specifico Wolf chiese se ciò che si è verificato negli ultimi anni non sta semplicemente ad indicare che gli economisti (accademici) non hanno capito quello che stava succedendo.

Nella parte migliore della sua risposta Summers ha affermato che [Walter] Bagehot aveva fatto riferimento ad un contesto simile a quello che ha poi portato alla crisi recente, così come ulteriori elementi sono stati indicati da [Hyman] Minsky e forse ancor di più da [Charles] Kindleberger. Questa risposta potrebbe non aver alcun significato per un non economista, ma si è invece trattato di un atto d’accusa sconvolgente.

Bagehot (1826-1877) era uno dei direttori dell’Economist nel XIX secolo e autore di un libro sui mercati finanziari, Lombard Street, del 1873. Summers ha senza dubbio ragione nel dire che nel libro ci sono diversi elementi sulla crisi dalla quale ci stiamo riprendendo.

Per quanto riguarda Minsky (1919-1996) invece, gli aspetti legati alla crisi sono in realtà presenti non tanto nella raccolta dei suoi saggi intitolati Can It Happen Again?, bensì nell’interpretazione di Kindleberger (1910-2003) del suo lavoro presentato nel libro Manias, Panics, and Crashes: A History of Financial Crises, del 1978. Quando gli è stato chiesto di citare qualche nome di autorevoli economisti a cui rivolgersi per capire la crisi del 2008, Summers ha citato questi tre uomini del passato, un libro scritto 33 anni fa’ ed uno scritto due secoli fa’.

Ha poi ampliato la sua riposta citando alcuni economisti contemporanei tra cui , , e molti, molti altri. Ha parlato della rivoluzione all’interno della finanza dettata dal fatto che l’ampio margine di volatilità dei prezzi dei beni non ha rispecchiato i principi fondamentali, e ha poi aggiunto che la macroeconomia non è riuscita a mantenere il passo con questa rivoluzione. A discapito della macroeconomia contemporanea, gli economisti non sono stati, di conseguenza, in grado di capire l’andamento dei prezzi dei beni, le manie, il panico e la liquidità.

Per Summers il problema è legato al fatto che ci sono troppi elementi di distrazione, di confusione e di negazione dei problemi nel primo anno di corso di diversi programmi di dottorato. Ne risulta che, sebbene gli economisti acquisiscano un’ampia conoscenza, tendono a dimenticarne parte che risulta poi essere rilevante e ad essere distratti dalla mole di nozioni.

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