Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2011 alle ore 07:48.

My24
I mercati e la morte di Bin Laden, una iniezione di fiducia per l'economiaI mercati e la morte di Bin Laden, una iniezione di fiducia per l'economia

La sera dell'11 settembre 2001 le migliaia di morti delle Torri gemelle furono celebrate sulle piazze del mondo islamico da folle giubilanti e sventolio di bandiere. La notte del 1° maggio 2011 migliaia di festanti manifestanti hanno celebrato sulle piazze americane la morte di Osama bin Laden.

Queste «storte sillabe e secche come un ramo», per parafrasare Montale, si prestano a interpretazioni diverse da quelle moral-filosofiche che sembrano suggerire? In particolare, la conclusione di questa decennale caccia all'uomo può avere ripercussioni economiche in questa delicata fase del ciclo mondiale? Certamente, le sorprendenti modalità del giubilo registrato in America indicano una iniezione di fiducia, un momento di unione che induce (per quanto tempo?) a metter da parte l'acerba disunione che riga la politica e la società. La diffidenza dei mercati verso il dollaro non è tanto radicata nelle prospettive di crescita dell'economia americana, che permangono almeno comparabili a quelle dell'area euro. Dipende piuttosto dall'irriducibile confronto fra repubblicani e democratici, fra Camera e Senato, fra Congresso e Presidente: una contrapposizione amara che porta a uno stallo della politica economica.

Non è per caso che, come nota il Fondo monetario internazionale, Stati Uniti e Giappone (che ha però la triste scusa della ricostruzione) sono le sole economie del G-7 in cui il deficit del bilancio pubblico (totale e strutturale) aumenta quest'anno invece di diminuire. Sul piano della finanza privata, poi, le riforme della Dodd-Frank sono bloccate a livello di applicazione minuta dalla ritrosia dei repubblicani nell'alzare il livello della regolazione. Tutto quello che può portare a una maggiore concordia nell'affrontare e approntare piani credibili di rientro dai disavanzi pubblici e di prevenzione delle crisi private è utile e benvenuto: in quest'ottica il potenziale di idem sentire rivelato dal sollievo con cui è stato accolto il "giustizia è fatta" in un Paese dove umiliazione e dolore covavano da anni sotto le ceneri delle Torri, non è da sottostimare.

Tuttavia, non bisogna neanche attendersi troppo da questo evento, la cui forza simbolica è molto più appariscente del significato reale. Anche se questa operazione potrebbe preludere a un più rapido sganciamento degli Stati Uniti dalle spinose avventure medio-orientali - e per ciò stesso ridurre quell'avversione al rischio che tiene basse le propensioni alla spesa - permangono ancora troppe aree di pericolo, a cominciare dalle caldaie in ebollizione del mondo arabo e dalla possibilità di clamorose 'vendette' di al-Qaida. Piuttosto, le ripercussioni della morte di bin Laden devono essere traguardate nel contesto della corrente profonda che spinge il ciclo di ripresa nel mondo.

Qui il "giustizia è fatta" cade su un terreno ricettivo: il mondo è diviso fra una parte emergente che ha i problemi che vorremmo avere (la forte crescita spinge l'inflazione) e una parte emersa che cresce a fatica, affrontando i venti contrari della crisi da debiti sovrani in Europa, della perdurante debolezza del settore immobiliare in Usa, della mazzata sismico-nucleare in Giappone e, dappertutto, del deleveraging (alleggerimento dei debiti) e dell'aumento delle materie prime.

Eppur si muove: dalla spigolosa stenografia dei dati traluce, malgrado tutto e tutti, un movimento ascendente che sta acquistando spessore e sostenibilità. Non c'è solo il tiraggio delle esportazioni verso i Paesi che crescono; anche la domanda interna comincia a prender corpo. I consumi privati non partecipano appieno a questa ripresa, ma la buona situazione finanziaria delle imprese - e non solo in America - fornisce agli investimenti la materia prima dell'abbrivio, mentre il progresso tecnologico continua senza respiro e offre nuovi prodotti, nuovi processi e quindi nuovi modi di produrre e di consumare.

La reazione composta dei mercati all'operazione delle Navy Seals in Pakistan, se confrontata con le emozioni delle piazze in America, indica che l'uccisione di bin Laden ha colpito più il cuore che il portafoglio. La via della ripresa è ancora lunga, ma lungo questa strada accidentata la scomparsa del leader carismatico di al-Qaida, se non può essere propriamente chiamata un vento favorevole, rappresenta purtuttavia una positiva pietra miliare.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi