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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2011 alle ore 14:25.

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Pressione Ue sulla GreciaPressione Ue sulla Grecia

Accelerazione del piano di privatizzazioni per ottenere un incasso di almeno 15 miliardi entro il 2012. Creazione di una struttura ad hoc, simile al fondo di ammortamento per i titoli di Stato in vigore in Italia ma soggetta in Grecia a controllo esterno, per vincolare i proventi delle dismissioni e usarli come collaterale a garanzia del rimborso dei prestiti concessi dai Paesi dell'Eurozona. Ulteriore allungamento delle scadenze e abbattimento degli interessi sul pacchetto di aiuti Ue-Fmi.

Sono queste alcune ipotesi allo studio per il negoziato che si sta riaprendo tra la Grecia e gli Stati dell'Eurogruppo e discusse al vertice straordinario di venerdì a Lussemburgo tra i ministri delle Finanze di Italia, Francia, Germania, Spagna e Grecia, il presidente dell'Eurogruppo, alti esponenti della Bce e della Commissione.

Il supervertice è servito a fare il punto sulla crisi, pochi giorni prima della conclusione della missione degli esperti del Fondo e di Bruxelles che devono valutare il rispetto degli impegni presi da Atene per risanare i conti in cambio del pacchetto di aiuti da 110 miliardi. La tabella di marcia non è stata rispettata, il debito/Pil punta verso l'insostenibilità: l'andamento di crescita, entrate tributarie, lotta all'evasione fiscale, tagli alla spesa pubblica e riforme strutturali è inferiore alle attese. Stando alle stime che circolano sul mercato, alla Grecia verrebbe richiesto di passare da un deficit primario del 3% a un surplus primario tra il 6 e l'8% per dieci-venti anni, un compito pressoché impossibile. Se da un lato sulla Grecia sono state esercitate pressioni fortissime alla riunione di Lussemburgo, perché dovrà fare di più, dall'altro lato gli Stati che hanno soccorso Atene si stanno rendendo conto che la coperta dei 110 miliardi è corta. E che bisognerà rincarare la dose degli aiuti per evitare il default sul rimborso dei titoli di Stato in scadenza nel 2012, a fronte dei quali il ministro delle Finanze greco George Papaconstantinou non potrà collocare sul mercato aste di nuovi bond a medio-lungo termine da 26,7 miliardi come previsto dal programma Fmi.

A fronte di un ampliamento degli aiuti, che dovrebbero salire da 110 a 150 miliardi di euro, per far stare i mercati tranquilli, gli Stati soccorritori hanno una serie di opzioni sul tavolo: allungare la durata dei prestiti alla Grecia, già estesi da 3 a 7,5 anni, fino a 10 o 20 anni; abbattere ancora i tassi d'interesse (pur se la remunerazione deve assicurare un profitto per tutti, anche per Spagna e Italia che hanno costi di raccolta superiori a Germania e Francia). Ma il problema principale che va risolto in fretta è il fatto che i prestiti intergovernativi, tra Stati, non sono privilegiati: i finanziamenti concessi dall'Italia alla Grecia nell'ambito del pacchetto di aiuti, nel caso di default di Atene con haircut sul debito pubblico, subirebbero la stessa perdita di un sottoscrittore privato (banca, risparmiatore).

Per evitare lo scontro con elettorato e contribuenti, i Paesi che sostengono finanziariamente la Grecia stanno pensando di imporre ad Atene l'uso degli incassi delle privatizzazioni a garanzia del rimborso dei prestiti europei o anche dei titoli di Stato: una decisione non è stata ancora presa ma intanto fonti bene informate hanno fatto sapere che la Grecia dovrà comunque accelerare il piano di dismissioni, portando a quota 15 miliardi gli incassi entro il 2012. «Nessuna ristrutturazione del debito greco è all'esame – ha rassicurato il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker - ma pensiamo che la Grecia abbia bisogno di un programma di aggiustamento supplementare dei conti pubblici». Se ne riparlerà all'Ecofin di metà maggio.

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