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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2011 alle ore 17:45.

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BERKELEY – I mercati finanziari sono sempre più sicuri dell’imminenza di una ristrutturazione del debito greco con gran timore dei policymaker europei che temono il peggio. Nel caso peggiore, come ha affermato Juergen Stark membro della Banca Centrale Europea, un’eventuale ristrutturazione del debito di un paese membro dell’eurozona potrebbe addirittura superare le conseguenze della bancarotta della Lehman.

Ma c’è anche uno scenario migliore, ovvero quello in cui il processo di ristrutturazione del debito greco avviene in modo tale da non minacciare il sistema bancario.

Il modo più semplice per impiegare lo scenario migliore implicherebbe richiedere alle banche esposte al debito dei paesi del sud dell’Europa di aumentare il capitale. Il secondo round di stress test portato avanti dall’Autorità bancaria europea sembra mirare proprio a questo. Mostrando chi è forte e chi è debole, degli stress test portati avanti in modo efficace limiterebbero anche i rischi delle controparti. I prestatori disporrebbero di informazioni adeguate sulle aziende con cui fare business e su quelle da evitare.

Ma i precedenti europei non ispirano fiducia sul fatto che i prossimi stress test saranno più rigorosi degli ultimi. Aumentare il capitale implica costi importanti, il che porta gli attori interessati a negare i problemi piuttosto che a riconoscerli.

Un piano B prevedrebbe l’estensione della maturazione del debito della Grecia. Il governo greco potrebbe semplicemente annunciare lo scambio delle vecchie obbligazioni per bond nuovi che maturano, ad esempio, in 30 anni. Non ci sarebbe alcuna svalutazione del capitale o tagli ai rendimenti per i creditori, ma solo più tempo per i rimborsi. Dovendo riconoscere le perdite subite, le banche verrebbero risparmiate da eventuali danni.

Ma ciò lascerebbe comunque la Grecia con un enorme debito sulle spalle. E’ necessaria una riduzione del 40% del debito stesso, sia sotto forma di interessi diminuiti o di capitale ridotto, per riportare il rapporto debito-PIL al di sotto del 100%, un livello che dovrebbe permettere al paese di soddisfare gli obblighi di pagamento.

Esiste fortunatamente un altro modo, ovvero implementare il Piano Brady grazie al quale le banche commerciali insieme agli Stati Uniti, al Fondo Monetario Internazionale e al Club di Parigi dei creditori sovrani hanno potuto ristrutturare e ridurre il debito dei governi latino americani e dell’Europa dell’est alla fine degli anni ’80. Due dei miei vicini della California del nord, Peter Allen e Gary Evans, entrambi veterani del piano Brady, hanno spiegato le modalità di implementazione di un piano simile nel contesto attuale.

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