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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2011 alle ore 22:48.

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Due posti, due misure. Gli imprenditori dell'arredo che producono o commercializzano oggetti-icona di alto design, dalla lampada Arco alla Panton chair di Vitra alle poltrone Le Corbusier di Cassina (Gruppo Poltrona Frau), si strappano letteralmente i capelli davanti alla versione definitiva del decreto sviluppo che azzera con un solo comma (il numero dieci dell'articolo 8) le tutele del diritto d'autore accordate dalla legge dello scorso agosto.

Con quella legge sembrava chiudersi la querelle durata almeno tre lustri. Le icone del design meritano o no il diritto d'autore? Inutile ricordare che neppure troppo lontano da noi, in Svizzera, a Ginevra, pochi giorni fa le repliche della chaise-longue di Le Corbusier e affini sono finite sotto i rulli compressori dei doganieri svizzeri. La distruzione delle copie dei mobili Le Corbusier, Pierre Jeanneret, Charlotte Perriand in Svizzera ha goduto di una grande copertura televisiva e radiofonica.

È successo appena mercoledì scorso, 11 maggio, quando Gianluca Armento, brand manager di Cassina (Gruppo Poltrona Frau) è volato a Ginevra per sovrintendere alla distruzione di prodotti copiati beccati alla frontiera.

Per i veri prodotti Cassina (e simili) invece l'Italia torna ad essere un farwest vero e proprio, nonostante che l'ultima pronuncia-ordinanza del tribunale di Milano abbia ordinato la messa fuori commercio di chaise-longue replicate da Cargo&High-tech che costano un quarto rispetto all'originale.

Con il varo del cavillo tutto diventa più difficile e l'unica via percorribile sembra omai essere quella dell'impugnazione del decreto legge per manifesta incostituzionalità. Per il momento le finte Arco, Panton chair e Le Corbusier non rischiano di finire sotto i rulli di una schiacciasassi, ma nel salotto delle case degli italiani.

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