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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2011 alle ore 16:58.

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Confindustria: l'economia italiana delude ancora, confermati i segnali di stagnazione (ImagoEconomica)Confindustria: l'economia italiana delude ancora, confermati i segnali di stagnazione (ImagoEconomica)

La ripresa dell'economia globale «rimane solida» ma «l'Italia delude ancora», con segnali di «stagnazione». Lo afferma il centro studi di Confindustria nella Congiuntura flash. «Per i prossimi mesi - sottolinea il Csc nell'analisi mensile - sia gli indici che colgono le svolte di tendenza sia le attese delle imprese e la fiducia dei consumatori confermano i segnali di stagnazione: dopo il dato del primo trimestre sarà molto difficile andare oltre l'1% di crescita nel 2011».

«L'Italia delude ancora - sottolinea il centro studi di Confindustria - il Pil ristagna, assieme alla produzione industriale; i consumi sono resi cauti dai timori di disoccupazione, con una Cig che ha smesso di sgonfiarsi; gli investimenti sono scoraggiati da margini di profitto che, già bassi nel confronto internazionale, sono stati ulteriormente erosi dall'aumento delle quotazioni delle commodity e del costo del lavoro per unità di prodotto. Per i prossimi mesi - afferma il Csc - sia gli indici che colgono le svolte di tendenza sia le attese delle imprese e la fiducia dei consumatori confermano i segnali di stagnazione: dopo il dato del primo trimestre sarà molto difficile andare oltre l'1% di crescita nel 2011».

La ripresa globale, spiega Viale dell'Astronomia, «rimane solida, anche se meno rapida rispetto agli alti ritmi di fine 2010-inizio 2011; gli indicatori anticipatori restano positivi. Si fanno sentire gli effetti frenanti del terremoto giapponese, dei rincari delle materie prime e delle strette monetarie nei paesi emergenti e pesa la correzione dei deficit pubblici. Si ampliano i differenziali tra le economie avanzate, soprattutto europee».

Gli scambi mondiali «hanno superato il picco pre-crisi e gli ordini delineano un trend positivo; la Germania tiene il passo, il Made in Italy no. Sono meno ampi gli squilibri commerciali; i cambi sono però governati soprattutto dai tassi d'interesse (in rialzo negli emergenti e nell'area euro, fermi in Usa e Giappone) e dall'incertezza sulla gestione dei debiti sovrani, che imprime grande volatilità su tutti i mercati». Il caro-materie prime, con i ribassi dell'ultimo mese (petrolio in testa), «si è attenuato, ma non è venuto meno; ne risente anche l'inflazione core, che rimarrà contenuta».

L'aumento dei flussi di capitali esteri, evidenzia il Csc, «beneficia in particolare l'Europa orientale e ne alimenterà lo sviluppo. Il credito bancario resta molto selettivo e le banche nell'Eurozona denunciano difficoltà di accesso ai mercati e di liquidità; i prestiti sono comunque tornati a salire ma a tassi più alti. Gli Stati Uniti - conclude Confindustria - marciano tra "stop and go" e ora creano posti di lavoro; Francia e soprattutto Germania fanno da locomotiva al resto di Eurolandia. L'Italia delude ancora».

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