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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2011 alle ore 14:49.

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WASHINGTON, DC – In un momento in cui l’economia globale sta patendo una crisi di fiducia, squilibri strutturali e pacate prospettive di crescita, predire l’andamento economico dei prossimi dieci anni richiede l’applicazione di un attento modello e di qualcosa che vada oltre la sagacia. Serve necessariamente un metodo diversificato che combini il senso storico e un’attenta analisi delle forze attuali, tra cui lo spostamento dell’asse economico globale verso il mondo emergente.

A tal scopo bisogna comprendere come le economie avanzate vogliono cimentarsi con questo spostamento e in che modo il sistema monetario internazionale intende aggiustarsi di conseguenza. Noi abbiamo studiato questi fattori e crediamo che l’economia mondiale stia per imboccare un percorso rivoluzionario, che implica una transizione verso un ordine economico mondiale multipolare.

Nel passato i paradigmi del potere economico sono stati scritti e riscritti in base alla crescita e alla caduta dei paesi che avevano la forza di spingere la crescita globale e stimolare l’economia. La multipolarità, che indica la presenza di un numero di forze dominanti superiori a due, è stata talvolta un punto chiave dell’economia mondiale. Ma in nessuna epoca della storia moderna i paesi in via di sviluppo sono stati in prima linea in un sistema economico multipolare.

Questo modello è destinato a cambiare. Entro il 2025 sei economie emergenti – Brasile, Cina, India, Indonesia, Corea del Sud e Russia – rappresenteranno nel complesso circa la metà della crescita globale. Il sistema monetario internazionale cesserà con tutta probabilità di essere dominato da una singola valuta. Perseguendo opportunità di crescita all’estero e incoraggiati da migliori politiche a livello domestico, le società dei mercati emergenti rivestiranno un ruolo sempre più cruciale negli affari economici globali e negli investimenti transfrontalieri, mentre gli ampi fondi di capitale all’interno dei confini nazionali consentiranno alle economie emergenti di diventare player di punta nei mercati finanziari.

Man mano che le dinamiche economie emergenti si evolveranno per prendere il timone dell’economia mondiale, sarà necessario rivedere il tradizionale approccio di governance economica globale. L’attuale approccio si fonda su tre premesse: il nesso tra concentrazione del potere economico e stabilità, l’asse nord-sud dei flussi di capitale e la centralità del dollaro americano.

Dalla fine della Seconda Guerra mondiale l’ordine economico globale incentrato sugli Usa si fonda su una serie complementare di taciti accordi legati all’economia e alla sicurezza tra gli Stati Uniti e i suoi principali partner, mentre le economie emergenti giocano un ruolo periferico. Dal momento che gli Usa hanno assunto il ruolo di stabilizzatore del sistema, fungono da mercato di ultima istanza e hanno elevato il dollaro al ruolo di moneta internazionale, i suoi principali partner economici, in particolar modo Europa occidentale e Giappone, hanno accettato gli speciali privilegi di cui godono gli Usa – cioè guadagni da signoraggio medioevale, autonomia in termini di politica macroeconomica domestica e flessibilità nella bilancia dei pagamenti.

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