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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2011 alle ore 17:33.

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Domani (martedì) è il "no cash day", la giornata contro il denaro contante. Lo scopo dell'iniziativa, lanciata da Geronimo Emili, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio e del ministero dello Sviluppo economico, e sponsorizzata da Mastercard è insegnare agli italiani a utilizzare i pagamenti elettronici riducendo l'utilizzo del cash.

Sensibilizzare i consumatori sugli aspetti negativi del contante
Il "no cash day" «è una piattaforma di comunicazione che punta a sensibilizzare i consumatori sui numerosi aspetti negativi del denaro contante e ad avviare un dialogo sull'uso responsabile della moneta tradizionale», spiega Emili, precisando che «il contante ha un costo: la sua gestione in Europa vale 50 miliardi di euro l'anno, 10 di questi spesi dall'Italia». Inoltre, «il contante contribuisce a gravi iniquità fiscali e sociali per i cittadini e incrementa il fenomeno del sommerso». Per Emili «è anche un pericolo sociale», dicono gli organizzatori citando i dati: «in Europa nel 2009 si sono registrate circa 1.800 rapine in banca, di cui il 40% in Italia».

Si preferisce il cash per controllare meglio le spese
l cash per gli italiani non è «una mania: più della metà dei cittadini (il 52,1%) lo utilizza per abitudine e la paura di frode o clonazione è un timore solo per il 13,7%». Spiega invece una ricerca della società Alter Ego, che evidenzia «un'incoerenza imputabile alla mancanza di informazione e cultura radicata nel nostro paese nell'uso del denaro contante. Il motivo per cui si preferisce il cash è per controllare meglio le proprie spese (37%), per la semplicità d'uso (28,8%) e perchè il pagamento è più veloce (12,3%)». L'Italia è il fanalino di coda dell'Europa nell'utilizzo dei pagamenti elettronici, dice Gianluca Iannelli, direttore marketing di Mastercard, precisando che il nostro paese si colloca agli ultimi posti della classifica, «lontano anni luce dai paesi nordici, ma anche da Stati più vicini, come la Francia». Secondo Iannelli, «si tratta di un problema del sistema paese che porta il cash ad essere lo strumento preferito».

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