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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2011 alle ore 17:37.

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Conciliazione delle esigenze familiari e aziendali, flessibilità, miglioramento della produttività delle imprese, bassa esclusione del personale dal ciclo produttivo. Risparmio ed efficienza. Quando si parla di telelavoro, si fa presto ad elencarne i vantaggi per la competitività di imprese e lavoratori.

Poi si guarda alla situazione italiana, e si ricorda che siamo ancora indietro: non solo sul piano tecnologico, ma soprattutto culturale.
Di lavoro, banda larga e futuro s'è discusso al convegno "Telelavoro – per una società moderna e sostenibile", promosso dal Gruppo terziario innovativo di Assolombarda. Occasione anche per la firma di un protocollo d'intesa per la promozione di politiche e iniziative dirette allo sviluppo del telelavoro, siglato da Regione Lombardia, Confindustria Lombardia e le imprese dell'Ict rappresentate in Anitec (Associazione nazionale industrie informatica, telecomunicazioni ed elettronica di consumo). «Sulla digital agenda l'Italia è ancora troppo indietro», ha commentato Cristiano Radaelli, presidente Anitec. «C'è troppa dicotomia tra l'uso della rete a fini produttivi e per altri impieghi: penso ai 18 milioni di italiani iscritti a Facebook».

Il protocollo d'intesa
Il protocollo firmato punta a «favorire il miglioramento della qualità della vita, la crescita imprenditoriale e il rafforzamento della collaborazione tra l'amministrazione regionale e il sistema delle imprese», come ha spiegato il presidente Roberto Formigoni. Un volano, dunque, "per lo sviluppo del telelavoro e per la promozione della definitiva implementazione della connessione a larga e larghissima banda, che ne costituiscono due condizioni necessarie e imprescindibili".

«Entro il 2012 estenderemo la banda larga su tutto il territorio regionale – ha ricordato Formigoni – affinché il problema del digital divide sia completamente superato. Ma anche a proposito della banda ultra larga, se n'è già discusso con gli operatori del settore: si tratta di un impegno che richiede alla Regione un investimento di un miliardo di euro, e che potrà essere realizzato in 4-5 anni». La Lombardia è stata tra le prime a sviluppare progetti di telelavoro, partiti nel 1997 per aumentare l'efficienza e aprire nuove opportunità lavorative. «Da allora – ammette il governatore - molti gap sono stati superati, ma altri restano da affrontare. All'interno della struttura regionale oggi ci sono 45 postazioni di telelavoro a domicilio, su 3mila dipendenti». E in tutti i casi le analisi condotte dai dirigenti hanno evidenziato diversi vantaggi: dall'analoga o maggiore efficienza, ai meno giorni di malattia e permessi.

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