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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2011 alle ore 07:46.

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L'aumento di un punto percentuale dell'Iva sulle aliquote del 10 e del 20% non sarà inserito in manovra e non scatterà da subito. La norma - secondo quanto si apprende - non sarà nel decreto legge ma solo nel disegno di legge di riforma fiscale che quindi richiederà un'attuazione successiva. Nella delega sono anche previste le tre aliquote Irpef del 20, 30 e 40% e la cancellazione dell'Irap dal 2014. Il ddl delega prevede anche l'unificazione della tassazione sulle rendite finanziarie (Ansa, 18.41)

di Marco Mobili e Dino Pesole
Nessun taglio fiscale nell'immediato, conferma il leader della Lega Umberto Bossi al termine del vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli. La riforma - come più volte ha annunciato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti - sarà affidata al disegno di legge delega, la cui approvazione è prevista per domani insieme alla manovra triennale da 47 miliardi.
Tremonti ha consegnato la bozza del ddl al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Lo schema dell'Irpef a tre aliquote è confermato (20, 30 e 40%), così come l'intenzione di pervenire a regime a una struttura basata su cinque imposte (Irpef, Ires, Iva, imposta sui consumi e Irap fino alla sua abolizione nel 2014). La trattativa è in corso e riguarda soprattutto l'Iva. La bozza circolata nei giorni scorsi prevede che per finanziare gli sgravi Irpef, a partire dal «primo modulo» con l'aliquota del 23 che scenderebbe al 20%, si faccia fronte con l'aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e 20%, che piace molto poco a Berlusconi. Una decisione in tal senso verrà presa tra oggi e domani, e non è escluso che, laddove il pendolo pendesse per l'aumento della principale delle imposte indirette la misura possa essere inserita direttamente nel testo del decreto legge.

L'alternativa (che al momento pare la più attendibile) è che ci si limiti per ora a indicare il percorso verso lo spostamento graduale del prelievo dai redditi ai consumi. Sarà poi un successivo decreto legislativo a indicare l'eventuale intervento sull'Iva. È Paolo Romani, il ministro dello Sviluppo economico, a farsi carico di sintetizzare così il pensiero del premier: «Ribadisco che non vi è alcuna intenzione del governo ad aumentare l'Iva. C'è una delega che realizzerà la riforma fiscale, poi sarà il governo e il ministro dell'Economia a decidere cosa fare e in che modo procedere». Per delega arriverà anche la tassazione sulle rendite finanziarie, con un prelievo del 20% che escluderebbe comunque Bot e Cct. Le nuove misure sulle rendite dovrebbero essere pienamente operative entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge delega.

A fianco della riforma, il Governo è pronto ad inserire nella manovra misure per la manutenzione del sistema tributario. Oltre al ritorno della tassa sulle transazioni finanziarie (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), arriva una norma attesa da imprese e consulenti sull'indeducibilità dei cosiddetti "costi da reato". La misura prevede, in particolare, che l'indeducibilità del costo sussiste quando il contribuente commette un delitto non colposo. Un rimando a fattispecie penali certamente tutte da chiarire. La stessa norma, inoltre, evita, per le operazioni oggettivamente inesistenti, l'imposizione ai fini delle imposte sui redditi, introducendo però una sanzione dal 25 al 50% dell'importo dell'operazione fittizia.

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