Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2011 alle ore 12:30.

My24


IRVING, TEXAS – Non è passato molto tempo dall’incontro avvenuto a Vienna tra i membri dell’Opec, dove i sauditi non sono riusciti a imporsi. I livelli di produzione dell’Opec sono quindi rimasti invariati e i paesi membri hanno fissato le proprie quote di output. È tuttavia prematuro parlare di una spaccatura all’interno dell’Opec. Dopotutto, è sopravvissuto a grandi guerre, a numerose dispute diplomatiche e a due notevoli collassi del mercato. Il segreto della sua sopravvivenza risiede proprio nella sua debolezza e non nella sua forza.

Frizioni a parte, l’Opec è stato e sarà sempre poco rilevante per le forze di mercato. L’Opec non ha mai avuto potere di mercato, ma l’Arabia Saudita sì, e il potere dei sauditi è sempre stato, erroneamente, attribuito all’Opec.

I sauditi non hanno gradito il recente vertice. E hanno deciso di cavarsela da soli. Ce l’hanno fatta? La risposta è no. La recente manovra attuata dall’Agenzia internazionale dell’energia dei 28 paesi membri, che prevede di accedere alle riserve strategiche per compensare le carenze di petrolio, ne è la dimostrazione.

Il mercato globale del petrolio è diventato un enorme mare in grado di generare tempeste che garantiscono allo stesso mare una continua crescita. Sulla base dei fatti recenti, si possono identificare quattro fattori che continueranno a spingere al rialzo i prezzi del petrolio a meno che un forte scossone non metta in ginocchio il mercato.

Il primo fattore è il rapporto tra prezzi del greggio e crescita economica nei paesi petroliferi. In tali paesi, l’impennata dei prezzi alimenta la crescita che, accompagnata da un boom demografico, si traduce in un maggiore consumo energetico a livello locale. Quest’ultimo, a sua volta, riduce le esportazioni petrolifere, facendo lievitare ulteriormente i prezzi. Solo una forte recessione potrebbe spezzare questo ciclo; altrimenti, bisogna tenersi pronti a una crisi energetica. Ovviamente, i prezzi non potranno continuare a salire all’infinito, dal momento che l’aumento dei prezzi innescherà una contrazione della domanda.

L’aumento della domanda energetica ha già provocato carenze energetiche nei paesi petroliferi, dai quali ci si attende per quest’estate una riduzione delle esportazioni. Più greggio sarà bruciato dalle centrali elettriche, più diesel sarà bruciato dai generatori, più gasolio sarà bruciato dai Suv da Riyadh a Kuwait City durante i blackout in cui l’unico posto fresco sarà l’auto in movimento.

Il secondo fattore riguarda il rapporto tra i prezzi petroliferi e la necessità di una diversificazione dei redditi nei paesi petroliferi. A fronte di un rincaro dei prezzi del petrolio, la dipendenza di tali paesi dal comparto aumenta, malgrado gli sforzi tesi a diversificare le rispettive economie. Per combattere l’impatto di tale dipendenza, investiranno le rendite derivanti dal petrolio in altri settori, lasciando il settore petrolifero a corto di investimenti. Se la domanda globale di petrolio crescerà, non vi sarà sufficiente capacità per soddisfarla; e questo ciclo continuerà fino a quando non crollerà la domanda.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi