Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2011 alle ore 06:44.

My24


ROMA
Molti italiani rimangono austeri per necessità. Altri, ma si tratta delle élites, non sono obbligati ma lo fanno perché la crisi li ha spinti a reinterpretare il proprio stile di vita.
Nel 2010, infatti, la spesa mensile media per famiglia è stata pari a 2.453 euro e l'aumento rispetto all'anno precedente è stato solo dello 0,5% (-1,29% sul 2008). Si tratta di una variazione pressoché nulla in termini reali, precisa l'Istat che ieri ha diffuso il suo report annuale, tenendo conto che l'inflazione è stata dell'1,5% e il margine d'errore è 0,6. Dunque, i consumi restano fermi e per circa la metà delle famiglie italiane si collocano sotto la soglia dei 2.000 euro (2040 euro è infatti il valore mediano della spesa). Insomma, il terreno da recuperare è ancora molto, dopo la caduta registrata nel 2009: anche in termini correnti, infatti, le uscite delle famiglie nel 2010 sono ancora inferiori ai livelli 2008 e 2007.
I valori nazionali, inoltre, nascondono gli ampi divari che passano tra le regioni del Nord e quelle del Sud, con un gap di 1.200 euro tra Lombardia e Sicilia (2.896 euro contro 1.668) o tra le famiglie di imprenditori e liberi professionisti e quelle degli operai (1.300 euro di differenza in media). Quanto alla composizione della spesa, si contrae, annota l'Istat, anche a seguito della minore percentuale di famiglie che acquistano questi prodotti, la spesa per la cura personale: si risparmia insomma sul parrucchiere, sul barbiere e l'estetista, ma anche sulle spese che l'istituto di statistica classifica come "altri servizi", vale a dire viaggi, onorari dei professionisti, polizze vita. Continua invece ad aumentare il peso dell'abitazione sulla spesa media mensile (28,4% della spesa totale; in media si tratta di 370 euro al mese per l'affitto e 490 per il mutuo), così come aumenta l'onere per sanità e istruzione, mentre resta invariata la quota destinata a generi alimentari e bevande (19% del totale).
Quanto alle abitudini di spesa, oltre il 69,4% delle famiglie privilegia il supermercato per i generi alimentari, ma il 48,5% ama comprare il pane al negozio sotto casa e solo il 10,1% punta all'hard-discount.
Intanto, passando al 2011, l'indicatore dell'ufficio studi Confcommercio segnala a maggio un incremento tendenziale dei consumi dell'1,1% dopo il +1,9% di aprile: è la seconda variazione positiva consecutiva dall'inizio del 2010. Un segnale di ripresa fragile perché tende a decelerare: la variazione mensile, infatti, sempre a maggio era negativa (-0,1%). Si tratta di un'incertezza e di una tendenza all'indebolimento della domanda non solo italiane: segnali analoghi si registrano infatti a livello continentale proprio mentre cresce il timore che la ripresa mondiale stia perdendo colpi.

Shopping24

Dai nostri archivi