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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2011 alle ore 07:38.

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Decreto legge e delega fiscale: la possibilità di centrare l'ambizioso obiettivo del pareggio sostanziale di bilancio nel 2014 è affidata al combinato di questi due provvedimenti, con esiti al momento da verificare soprattutto se nel frattempo si andrà a votare. In ogni caso alla fine un po' di chiarezza nel balletto di cifre che ha accompagnato in questi giorni il faticoso varo della manovra «per il pareggio di bilancio nel 2014» è possibile farla.

Le tabelle sui numeri della manovra e le cifre esposte dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti offrono questo quadro, si suppone definitivo, della scomposizione della manovra. Nel totale siamo a quota 40 miliardi da qui al 2014: 25,3 sono nel decreto, 14,7 miliardi sono affidati alle maggiori entrate della delega. Esercizio alquanto complesso, poiché la delega fiscale dovrà realizzare il non meno ambizioso compito di ridurre il carico tributario e conseguire un consistente maggior gettito.

Può soccorrere l'analisi delle modalità di copertura inserite nel ddl delega. Le voci sono cinque: taglio delle attuali 476 agevolazioni che erodono il gettito per ben 164 miliardi, lotta all'evasione fiscale, eventuale ed opzionale aumento dell'imposizione indiretta, armonizzazione del prelievo sulle rendite finanziarie, riordino delle forme agevolative di tipo assistenziale (ad esempio gli assegni di invalidità). Il relativo gettito, evidentemente modulare poiché ancora non è chiaro quanto si potrà ricavare effettivamente dal taglio dei bonus fiscali, servirà a coprire la riduzione dell'Irpef in direzione delle tre aliquote del 20, 30 e 40% (anch'essa non ancora quantificabile perché non sono stati definiti i relativi scaglioni). A conti fatti, poiché la delega dovrà contribuire alla manovra per 16,9 miliardi, occorrerà reperirne almeno altri 10 per avviare una prima, visibile riduzione del prelievo. Ma questa è materia dei prossimi mesi.

Al momento, formalmente Tremonti si assicura la copertura 2013 e 2014 dalla delega fiscale e assistenziale attraverso la clausola di salvaguardia, simile nella ratio a quella utilizzata per gli incassi della vendita delle frequenze televisive: 2,4 miliardi che, in caso di mancata realizzazione della relativa operazione, andranno coperti con tagli lineari alle dotazioni dei ministeri. Questa volta si adotta un altro meccanismo, che sarà comunque blindato nei saldi della legge di stabilità: se le attuali modalità di copertura previste dalla delega non si realizzeranno, scatterà il taglio lineare delle agevolazioni. Il 10% equivale a 16,4 miliardi.

Il passaggio relativo alla 'blindatura' della copertura in legge di stabilità, evocato peraltro nella nota di ieri del Quirinale, è essenziale perché altrimenti, a oggi, la manovra risulta formalmente garantita solo per 25,3 miliardi. Rassicurazione fondamentale per la Commissione europea, che già in occasione dell'Ecofin della prossima settimana formulerà le sue prime valutazioni, ma soprattutto per i mercati. Del resto, l'aver giocato d'anticipo rispetto alle raccomandazioni di Bruxelles, che davano comunque tempo al governo di realizzare la correzione in direzione del «close to balance», è una carta convincente nelle mani di Tremonti.

La conclusione è che per centrare i target europei, in base ai quali il deficit dovrebbe scendere quest'anno al 3,9% del Pil, nel 2012 al 2,7%, nel 2013 all'1,5% e nel 2014 allo 0,2%, i due provvedimenti dovranno marciare di pari passo. Già nel 2013 peraltro sono prenotati 2,2 miliardi di maggior gettito della delega fiscale e assistenziale, che con ogni probabilità saranno realizzati dal primo decreto legislativo sull'allineamento al 20% del prelievo sulle rendite finanziarie. Per quest'anno e il prossimo, stando alle tabelle distribuite dall'Economia, la correzione o 'manutenzione' è limitata in 2 e 6 miliardi. Su questo punto del resto concorda anche Bruxelles: le manovre messe in campo finora consentono, con queste due integrazioni, di rispettare gli obiettivi.

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