Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 12:00.

My24
L'ex premier Massimo D'Alema (Emblema)L'ex premier Massimo D'Alema (Emblema)

Presidente D'Alema, sembra che stia maturando il miracolo dell'approvazione della manovra in Parlamento in tre giorni. Cosa è successo?
In queste ore indubbiamente il paese ha messo a segno un risultato importante in un clima di responsabilità nazionale. È un messaggio che è arrivato ai mercati e all'Unione europea. Così abbiamo arginato il rischio di un'ulteriore caduta per l'Italia e per le banche italiane. Tutto questo è avvenuto per merito del presidente della Repubblica, in primo luogo, e in secondo luogo dell'opposizione.

E il Governo, il presidente del Consiglio?
Ha avuto il merito di tacere. Per alcune ore, fondamentali. E forse anche il merito delle cose non fatte: aver capito per esempio che non era aria di inserire nel decreto norme ad aziendam.

Una manovra da 40 miliardi non è riducibile alle cose non fatte.
Grazie all'opposizione è migliorata per quanto possibile, data la situazione, e la sua approvazione sarà certamente un segnale importante. Noi non intendiamo fare ostacolo, ma sia chiaro: certamente non è la nostra manovra. In particolare, riteniamo gravissimo il prezzo che si fa pagare a regioni ed enti locali. Ma detto questo i problemi sono ancora tutti tra noi. Sono tutti irrisolti. Problemi di natura strutturale, perché il dramma italiano è la mancata crescita. Ed è qui la prova dell'errore di fondo della strategia di questo governo.

Poca attenzione alla crescita.
Il governo ha sottovalutato, addirittura negato, la crisi. Poi ha pensato che si potesse galleggiare in attesa della ripresa internazionale tutelando semplicemente i conti pubblici. Ma come sanno gli economisti tra risanamento e crescita c'è un nesso stretto. E questo non è stato capito a sufficienza. Finora il governo non ha fatto nulla per sostenere la crescita. Noi abbiamo avuto la fortuna della solidità del sistema bancario. La fortuna di non dover intervenire per sostenere le banche con il bilancio pubblico. E comunque il debito pubblico è arrivato al 120 per cento. Non sono stati affrontati i problemi di fondo e non credo che l'attuale governo sia in grado di affrontarli.

L'attuale governo ha dovuto anche fronteggiare la crisi dei mercati finanziari, prima, e la bufera sull'euro adesso. La mancata crescita è tutta colpa di questo governo?
Non dico questo. La crisi che stiamo vivendo è anche dovuta all'assenza di una strategia europea. Di questo il governo italiano è solo corresponsabile. Senza una politica europea dello sviluppo e senza una politica europea del debito, la moneta unica e forse l'Europa stessa non reggeranno. C'è una debolezza della governance economica e finanziaria europea. Serve una strategia di sviluppo che non c'è.

In quale direzione?
Ci sono ormai molte proposte per europeizzare una parte del debito, attraverso gli eurobonds e la loro collocazione in un fondo europeo. Questo alleggerirebbe la pressione su alcuni paesi e libererebbe risorse da investire. Sarebbe poi utile la possibilità, per la Ue, di avere risorse proprie attraverso una financial transactions tax, che avrebbe anche un valore di giustizia sociale.

La Tobin tax?
La si chiami come si vuole. C'è, su questo, una proposta votata dal Parlamento europeo a larga maggioranza e fatta propria dalla Commissione. È stato calcolato che un prelievo dello 0,05 per cento potrebbe fruttare circa 200 miliardi. Sono risorse importanti per la crescita. Serve il coraggio, come in altri momenti di crisi, di fare una salto di qualità. Occorre una politica europea attiva, non solo basata su vincoli e controlli.

I tedeschi sono contrari agli eurobond perché non vogliono pagare di tasca propria gli squilibri degli altri.
Ai tedeschi conviene avere coraggio, perché la situazione attuale li espone a grandissimi rischi: la loro economia ha bisogno dell'euro, è interesse dei cittadini tedeschi difendere la moneta unica.

Al di là di quello che potrà fare l'Europa, come esce l'Italia dai suoi problemi di crescita?
Innanzi tutto con una seria riforma fiscale. Da tempo proponiamo una riforma che sostenga imprese e famiglie. Anche perché la ripresa passa per un rilancio del mercato interno. Non possiamo scommettere solo sulle esportazioni, servono i consumi interni. C'è l'esigenza di un forte riequilibrio sociale. Ho letto l'intervista di Romano Prodi al Sole 24 Ore, ha ragione. Serve una politica fiscale che richiami alle sue responsabilità la classe dirigente, i ceti più abbienti. Nella manovra siamo riusciti a togliere il balzello uguale per tutti sui depositi titoli, ma bisogna rafforzare più in generale il criterio di progressività. L'aumento dell'Iva per finanziare la riduzione delle aliquote più alte, come annunciato da Tremonti, va in una direzione opposta.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi