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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 12:00.

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L'ex premier Massimo D'Alema (Emblema)L'ex premier Massimo D'Alema (Emblema)

Il progetto del governo è un po' diverso…
Ma c'è l'aumento dell'Iva. E l'Iva è una tassa non progressiva. La pagano tutti, anche gli incapienti. C'è tutta una filosofia del governo da questo punto di vista. Il punto vero è che la riduzione delle diseguaglianze sociali non è solo un problema di giustizia, ma è un'opportunità per la crescita del paese.

Ma come si finanzia la riforma fiscale che lei propone?
Aumentando la tassazione sulle rendite. C'è un proposta di legge in Parlamento su questo. E in queste settimane abbiamo prodotto un piano di riforme che prevede anche il recupero dell'evasione in modo meno meno oppressivo di come avviene oggi, e la revisione degli studi di settore.

E la patrimoniale?
È un tema per ora del dibattito culturale. Ripeto: noi parliamo di tassazione sulla rendita. Ed D'altra parte è bene che emerga la necessità di una responsabilità della parte più ricca del paese. È utile. È un tema reale.

Lei parla di contributo della classe dirigente, ma la politica non dovrebbe dare il buon esempio?
È giusto ridurre i costi della politica e da tempo abbiamo le nostre proposte. Tuttavia è evidente che in Italia vi sono tanti privilegi su cui intervenire. Basta vedere come le diseguaglianze sono venute crescendo in questi anni. I redditi da lavoro dipendente rappresentano l'80% delle entrate fiscali del Paese costituendo il 40% della ricchezza. Queste cifre danno il senso di un'ingiustizia insostenibile. E sono una strozzatura dello sviluppo italiano.

Altri punti di un possibile piano per la crescita?
Serve un'ondata seria di liberalizzazioni. Su questo la destra ha un deficit enorme. E poi serve una politica industriale vera, che concentri le risorse nei settori dove possiamo essere competitivi, sollecitando i capitali privati. Bisogna investire su formazione, ricerca e innovazione. La Germania ha scommesso sulle energie rinnovabili e ha avviato un programma di produzione nazionale in questo settore attraverso un mix di politiche private e pubbliche. Da noi abbiamo istallato solo pannelli cinesi. Non è stato fatto nulla per creare un'industria nazionale in questo settore. Così come non c'è una politica che aiuti le nostre medie imprese a competere sui mercati internazionali.

Cosa ne pensa dell'Ice agli Esteri?
E' giusto, è utile semplificare e unificare.

A proposito di semplificazioni il Pd in Parlamento ha contribuito ad affossare il taglio delle Province.
Noi vogliamo arrivare al superamento delle province, abbiamo anche presentato un disegno di legge costituzionale. Bisogna sapere, infatti, che è un'operazione complessa che rientra nel quadro della riorganizzazione della macchina pubblica. Il resto è demagogia. Si possono abolire le province, ma non le funzioni che svolgono. Il rischio quindi è quello di costruire poi strutture ancora più costose per assolvere a queste funzioni.

Lei parla di un piano per la crescita, ma quale governo dovrà portarlo avanti?
C'è sui giornali un dibattito fuori centro. Il Pd ha detto con chiarezza che questo governo non è in grado di governare il paese. La via maestra sono le elezioni. Ma se ci sono le condizioni per fare un governo di fine legislatura per affrontare la crisi promuovendo riforme utili alla crescita, e per cambiare la legge elettorale, siamo disponibili. Nessuna manovra di palazzo. È la destra che fa manovre di palazzo per sopravvivere.

Che tipo di governo potrebbe gestire questa operazione?
Tocca al capo dello Stato. Noi abbiamo detto di essere disponibili a dare una mano, ma certo non brighiamo per fare il governissimo.

Un governo Tremonti?
I discorsi sui nomi sono inutili. Sono dibattiti che servono solo a danneggiare il paese. A creare confusione. Di certo il Parlamento oggi non rappresenta la maggioranza del paese e non è neppure la maggioranza espressa dalle elezioni. È una maggioranza raccogliticcia.

Il Parlamento è sovrano.
Sono un convinto sostenitore della democrazia parlamentare, anche se è un po' paradossale che l'uomo dell'appello al popolo in questo momento si appelli a Scilipoti.

Se in Parlamento la maggioranza di Berlusconi resta salda non è anche per un problema di credibilità dell'opposizione come alternativa?
L'opposizione è credibile per avere i voti del paese e lo abbiamo dimostrato alle ultime elezioni. Tanto è vero che gli esponenti della maggioranza sono aggrappati lì proprio perché capiscono che se vanno alle elezioni perdono. È autodifesa. Sopravvivenza, che dimostra debolezza.

C'è un dialogo tra Pd e Lega?
In Parlamento si dialoga con tutti. In ogni caso, la Lega è un partito in un momento molto difficile. È divisa, ha problemi con i propri elettori, ma è evidente che per ora prevale la difesa del patto con Berlusconi. Certo, su alcuni temi, come quello della giustizia, si prenderà sempre più la sua autonomia e bisogna vedere quanto il Pdl saprà reggere a questa pressione.

Le vicende giudiziarie non aiutano alla chiarezza del quadro politico. Anche uomini vicini a lei e alla fondazione italianieuropei sono stati indagati. Cosa risponde?
Ho risposto ampiamente sull'estraneità della Fondazione Italianieuropei e mia. Abbiamo fiducia nei giudici e nel loro lavoro. Noi ci occupiamo dei problemi del paese.

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