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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2011 alle ore 08:09.

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Le imposte si pagano con il reddito e non con il patrimonio. Un'imposta patrimoniale straordinaria costringerebbe i cittadini a cedere sul mercato parte del proprio patrimonio per assolvere il nuovo obbligo fiscale. Ma il patrimonio dei cittadini è essenzialmente composto da tre tipi di assets: partecipazioni in piccole imprese, titoli di Stato e immobili. Le partecipazioni in imprese non quotate non sono facilmente cedibili. Per i titoli di Stato, è ora il momento peggiore per costringere i risparmiatori a cederli, a meno di voler far cadere ulteriormente i loro corsi, facendo così aumentare l'onere di interesse per lo Stato e mettere a repentaglio la stessa stabilità delle nostre banche che ne detengono quantità copiose. Il mercato degli immobili ha una caratteristica fondamentale: i flussi sono piccoli rispetto allo stock; e basta un modesto aumento del numero dei venditori per generare un calo dei prezzi; di ciò risentirebbe anche la ricchezza dei cittadini non costretti a vendere, con effetti negativi sui loro consumi e ne risentirebbero anche le nostre banche, mettendo in discussione la loro solidità che è stato un punto di forza nel corso della crisi.

Un'imposta siffatta sarebbe non solo inefficiente ma anche sommamente ingiusta. Colpirebbe più duramente chi ha risparmiato di più. Ad esempio, chi non disponendo di una sufficiente copertura pensionistica pubblica ha pensato essere previdente; ovvero chi, vedendo le difficoltà nel trovare lavoro dei propri figli, ha pensato di costituire per loro una riserva.

Giova ripeterlo: qui si sta criticando l'ipotesi, di cui si discute o cui si allude, di un'imposta straordinaria sul patrimonio, ad aliquota elevata, che fornisca un gettito in grado di ridurre in misura sostanziale il nostro debito pubblico. Altro sarebbe discutere, una volta messo mano a una seria riforma del sistema tributario, di una patrimoniale ordinaria a bassa aliquota; una imposta di cui i nostri maggiori studiosi di scienza delle finanze ne hanno illustrato i pregi. Ma non bisogna confondere le due imposte. L'imposta straordinaria ad alta aliquota, assolutamente singolare nel panorama internazionale, produrrebbe danni catastrofici, dai quali la nostra economia non sarebbe in grado di riprendersi per molti anni.

Ritengo quindi che non si debba confrontare il debito pubblico con il patrimonio privato, ma piuttosto con il patrimonio pubblico. Scopriremmo allora che esistono molte cose che lo Stato può vendere per ridurre il proprio debito, anziché introdurre un'imposta che non solo metterebbe pesantemente "le mani nelle tasche degli italiani" ma finirebbe per togliere loro i calzoni!

Lamberto Dini è senatore del Pdl e presidente della commissione Esteri del Senato

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