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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2011 alle ore 14:28.

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L’attività creditizia bancaria nei confronti dei beneficiari sovrani si è rivelata un doppio disastro, giacché ha favorito un eccessivo indebitamento, soprattutto in quei paesi con governi irresponsabili o corrotti. E, poiché gran parte del rischio viene sostenuto dalle banche (e non dagli hedge fund), che rivestono un ruolo centrale nell’agevolare il sistema dei pagamenti, una crisi del debito sovrano può causare ampi danni. La débâcle greca ha messo a repentaglio il benessere di tutta l’Europa, non solo della Grecia.

La soluzione volta a interrompere il nesso tra crisi di debito sovrano e crisi bancarie è chiara: limitare l’attività creditizia delle banche laddove la valutazione della volontà e dell’abilità dei beneficiari di ripagare non sia un enorme salto nel buio. E quindi stop ai debiti sovrani oltre-frontiera (o a strumenti esoterici come i Cdo, collaterized debt obbligations).

Questa semplice regola non richiederebbe una riorganizzazione complessa degli accordi fiscali europei, né tantomeno la creazione di nuove entità sovranazionali. Renderebbe certamente difficile per i governi contrarre prestiti all’estero, ma ciò sarebbe un buon risultato per i cittadini. Inoltre, ridurre l’accesso dei governi al credito internazionale (e, per esteso, indurre una maggiore responsabilità fiscale) potrebbe effettivamente aiutare un numero maggiore di beneficiari intraprendenti e produttivi.

Tali vincoli non risolverebbero l’attuale crisi in Portogallo, Irlanda, Grecia o Spagna. Ma è tempo che l’Europa, e il mondo intero, la smettano di barcamenarsi tra un problema e l’altro e affrontino le vere questioni di natura strutturale.

Amar Bhidé, autore di A Call for Judgment, è professore presso la Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University. Edmund Phelps, premio Nobel, è professore della Columbia University. Sono entrambi soci fondatori del Center on Capitalism and Society della Columbia.

Copyright: Project Syndicate, 2011

www.project-syndicate.org

Traduzione di Simona Polverino

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