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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2011 alle ore 06:39.

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In realtà quali Prato, Firenze, Milano, il peso dei cinesi sul totale degli imprenditori individuali attivi è rispettivamente pari al 25%, al 5,6% e al 3% e la comunità cinese conta per il 68%, 27% e 15,5% sul totale degli imprenditori individuali stranieri. Sono più giovani della media, attivi nelle attività manifatturiere (nel settore tessile), il commercio e la ristorazione.
Il volume d'affari delle imprese con titolare cinese, oltre 46 milioni di euro nel 2008, è secondo solo alla collettività romena, in cui il numero di imprese è quattro volte maggiore. Il fatturato medio degli imprenditori cinesi è tra i più elevati (oltre 63mila euro), dopo gli egiziani e i tunisini: metà delle imprese riporta un fatturato sotto i 20mila euro, mentre un ulteriore 30% registra un fatturato oltre i 50mila euro. C'è una bassissima propensione all'imprenditorialità svolta in associazione con stranieri di altre nazionalità: soltanto il 2% del totale. Ma è il network, le guanxi, a prevalere. Il legame primario delle reti dei cinesi all'estero è con la madrepatria, ma il transnazionalismo della diaspora cinese è complesso: il finanziamento delle imprese in Italia può essere sponsorizzato da parenti e connazionali emigrati in altri paesi europei, in forma diretta, attraverso prestiti finalizzati all'apertura di imprese, o cerimonie famigliari (matrimoni), che mobilitano ingenti capitali in una logica di reciprocità. Adesso, ci si mettono anche le banche cinesi. C'è da scommettere, la carica dei laoban crescerà.
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LA PAROLA CHIAVE
Laoban
È il sogno di tutti i cinesi: diventare laoban, padrone. Proprietari di ristoranti, negozi, bancarelle ambulanti di abbigliamento e di cineserie varie. Poco importa. L'importante è essere autonomi. E i laoban in Italia non fanno altro che aumentare. Non solo: sono in eterno movimento, spostandosi per incrementare il giro d'affari

Prato
Ba Yiun
L'avvocato che spiega le norme
Avvocato, poco più che trentenne, Yiun è presidente di Associna, l'associazione che raggruppa i cinesi di seconda generazione. Che si è guadagnata negli ultimi anni grande popolarità e rispettabilità. Gira spesso per l'Italia per partecipare a convegni molto tecnici, su temi che spaziano dal diritto alla normativa comunitaria sui marchi. Perfettamente cosciente del fatto che la sua comunità ha bisogno di essere educata alla conoscenza di regole a volte complicate anche per gli italiani. Una sorta di testimonial e punto di riferimento per i suoi connazionali, Yiun esercita l'attività nello studio Giovannelli di Prato. Italiano perfetto, sogna di diventare titolare di un suo studio e presto, ne siamo sicuri, ci riuscirà. Commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro: le Chinatown italiane hanno bisogno come il pane di professionisti così.
Milano
Jin Lin
Tra giornali, alberghi e ristoranti
Jin Lin detta Angela, perchè suona bene. Questa grintosa imprenditrice milanese ha messo su un piccolo impero. Un albergo con ambienti di design, Huaxia, in zona Porta Garibaldi, in via Tazzoli, nei locali che prima ospitavano il consolato cinese (ora in via Benaco, nella parte a Sud di Milano). Sua l'idea del ristorante 168, in viale Jenner, decine di sale, sempre pieno. Non solo: sempre con il marito Zhou Xiao, con il quale ha un forte sodalizio anche professionale, Angela ha fondato e gestisce il giornale Europa China News, una delle tre testate più importanti delle Chinatown italiane, distribuita da caratteristici strilloni, per le strade del quartiere. Ultima loro creatura: Huaxia enoteca, in via Farini, vini di qualità, una cantina messa su con la consulenza di un italiano, Giorgio Luppi. Ma al banco, immancabilmente, c'è il figlio Sergio che sta facendo già training da sommelier.
Milano
Giulia Hu
I banchetti di nozze col Brunello
Giulia Hu è la rappresentante di una delle famiglie storiche della comunità cinese immigrata sin dagli anni Cinquanta. La famiglia Hu è quella che ormai contende da anni il primato al cognome milanese per antonomasia, Brambilla, e lo fa con successo. Suo marito, Hu Gongli, è molto noto, a sua volta, nella comunità come presidente dell'associazione cinese più importante tra le tante in attività.
Giulia è un'imprenditrice iperdinamica, specializzata nella ristorazione e in particolare i banchetti di nozze. Un business redditizio che affonda le sue radici nella tradizione cinese: per una cerimonia di poche ore, ci sono famiglie disposte a spendere anche duemila euro solo per di Brunello. Di madre in figlia: la sua però ha appena aperto un suo ristorante a Bologna. Segno evidente della ramificazione tra varie comunità.

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