Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2011 alle ore 06:39.

My24
Marco Nicolai, presidente del Consiglio di gestione di Finlombarda (Imagoeconomica)Marco Nicolai, presidente del Consiglio di gestione di Finlombarda (Imagoeconomica)

Equilibrio compromesso
Per i confidi gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da una perdita aggregata in forte crescita, mentre sul fronte patrimoniale le riserve registrano un calo significativo. Guardando all'universo dei confidi minori, le perdite sono triplicate, sotto il peso di ricavi da commissioni attive in diminuzione e da costi di gestione poco competitivi. Diversa la situazione dei confidi 107 (quelli che hanno acquisito lo status di intermediario finanziario vigilato, con volumi di attività finanziaria superiori ai 75 milioni di euro), che mostrano una gestione economica più efficiente, ma compressa da un livello molto più consistente di perdite su crediti e da sofferenze. In entrambe le categorie, comunque, i servizi aggiuntivi sono irrilevanti, negando così un contributo utile al conto economico, che viene mantenuto in equilibrio grazie al livello sostenuto di contributi pubblici, che «dal 2003 al 2010 sono stati pari a 1,8 miliardi per il solo intervento delle Regioni».

Futuro più incerto
L'entrata a regime della legge 326/2003 e i provvedimenti della Banca d'Italia hanno indotto il sistema a una maggior trasparenza e a una revisione della governance. E per i confidi 107 l'incisività di queste misure è destinata a dare i suoi frutti, che oggi però ancora non si vedono. «Le banche - ricorda Nicolai - nel rapporto con i confidi 107 non hanno riscontrato grandi differenze negli spread applicati e nella velocità dei tempi d'istruttoria».

E in futuro? «In quattro anni - sottolinea Nicolai - abbiamo registrato 87 fusioni, che hanno coinvolto 281 confidi. Un consolidamento lento, che va accelerato. Nel prossimo futuro il compito che potrebbe gravare sui confidi sarà ancora più improbo, perché le risorse pubbliche tenderanno a scarseggiare, sofferenze e contenziosi a carico dei confidi potrebbero aumentare, mentre la regolamentazione bancaria e comunitaria costringerà i confidi a sostenere maggiori costi e a fare i conti con margini più ridotti. Insomma, più ombre che luci».

Quali possibili strategie possono adottare i confidi per tentare di compiere un salto di qualità ormai indispensabile? «Premesso che non c'è stata la razionalizzazione che era giusto attendersi - conclude il presidente del Consiglio di gestione di Finlombarda -, la crisi ha reso più cogenti i fattori che inducono a una svolta. Oltre alla ricerca di economie di scala e di specializzazioni per generare produttività ed economicità nella gestione, vanno perseguite altre due strategie: l'allargamento dei servizi ad aree complementari a quella dell'erogazione di garanzie e la possibilità di fare affidamento sulla contribuzione pubblica, ma a condizioni che il mondo bancario possa apprezzare questo intervento, e secondo le regole della Ue, che finora non sono risultate in buona parte rispettate».

Le esperienze sul campo
Un'analisi dettagliata, dunque, quella che emerge dallo studio Finlombarda/Università di Torino. Ma sul campo qual è la percezione della situazione? «In effetti - risponde Massimo Perini, presidente di Cpl (Confidi province lombarde), 6.600 soci, 3.500 posizioni aperte, affidamenti per un miliardo di euro e 450 milioni di garanzie - dal 2008 il mondo dei confidi è uscito sconvolto. La crisi, i criteri di Basilea 2 e i requisiti richiesti per diventare confidi 107 hanno imposto scelte di riorganizzazione molto profonde. Noi abbiamo iniziato cinque anni fa: innanzitutto abbiamo cambiato il processo del credito, introducendo paletti più precisi, e poi abbiamo modificato la governance: prima c'erano 21 consiglieri, oggi sono 13, di cui la metà sono professionisti della materia. Al mondo dei confidi serve infatti maggiore efficienza e maggiore professionalità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi