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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2011 alle ore 09:31.

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Di nuovo divisi: Cisl e Uil contestano che l'articolo 8 della manovra, che contiene l'erga omnes dei contratti aziendali e la possibilità di deroghe a leggi e contratti nazionali, possa portare alla libertà di licenziare. Mentre la Cgil accusa le altre due confederazioni di sottovalutare l'impatto della norma. Continuano le polemiche sul testo approvato dalla Commissione Bilancio del Senato e che oggi approda in aula, proprio nel giorno dello sciopero generale Cgil. Con il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che ieri, intervistato dal Tg1, ha voluto precisare la sua posizione sull'impatto della legge: «È assolutamente falso che equivalga alla libertà di licenziare». E spiega i motivi dell'intervento del governo, ritoccato da Palazzo Madama: «Un rafforzamento dei contratti aziendali ci è stato chiesto dalla Bce perché consente una maggiore crescita». L'obiettivo è che «possano incoraggiare nuove assunzioni. Sono accordi liberi, che le parti possono fare». Quindi, ha concluso il ministro, «sta ai sindacati maggiormente rappresentativi fare questi accordi, che si realizzano per avere più investimenti e più crescita».

Nessuna libertà di licenziare anche secondo il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, e anche per Paolo Pirani, Uil, «l'articolo 8 non è la testa d'ariete con cui scardinare diritti e tutele dei lavoratori».
In base al testo approvato al Senato, al comma 1 si definisce che i contratti collettivi sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni più rappresentative sul piano nazionale o territoriale o dalle loro rappresentanze sindacali operanti in azienda in base all'accordo del 28 giugno 2011 (parole non citate nel precedente testo) possono realizzare intese con efficacia nei confronti di tutti i lavoratori.
Questi accordi, comma 2, possono riguardare alcune materie, dalle nuove tecnologie, alle mansioni del lavoratore ai contratti a termine, all'assunzione e disciplina del rapporto di lavoro, alle conseguenze del recesso, e possono essere realizzati in deroga alle leggi e alle relative regolamentazioni contenute nei contratti, fermi restando i diritti costituzionali, delle normative Ue e convenzioni internazionali. È rimasto integro il comma 3, che riguarda la retroattività della validità erga omnes dei contratti aziendali firmati prima dell'intesa interconfederali del 28 giugno (che permette di salvare gli investimenti Fiat di Mirafiori e Pomigliano).

L'importanza della validità erga omnes dei contratti aziendali è stata sottolineata domenica sera da un comunicato di Confindustria: «Questo articolo non è in contrasto con l'accordo del 28 giugno, che resta per noi un riferimento essenziale nelle relazioni industriali».

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