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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2011 alle ore 16:14.

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LOS ANGELES – Il dibattito su espansione fiscale o consolidamento continua a dividere il mondo avanzato. In risposta alla recessione globale del 2008, il Regno Unito si è imbarcato in un programma di austerità, mentre gli Stati Uniti hanno approvato un piano di stimolo fiscale da 800 miliardi di dollari. Malgrado il rallentamento registrato dall’economia inglese, il primo ministro britannico David Cameron intende procedere con il percorso di austerity. Anche Obama resta fermo sulle proprie posizioni e ha recentemente proposto ulteriori riduzioni fiscali e tagli alla spesa pubblica per 450 miliardi di dollari con l’obiettivo di incentivare l’occupazione.

Negli Usa la disoccupazione è rimasta al di sopra del 9% per 22 degli ultimi 24 mesi. Mentre alcuni optano per un ulteriore piano di stimolo, altri invocano l’austerity abbracciata dal Regno Unito. È sufficiente ricorrere a uno di questi due interventi per ridurre in modo efficace la disoccupazione o sarebbe meglio attuare una nuova tornata di quantitative easing o allentamento quantitativo (una forma non convenzionale di stimolo economico per cui la banca centrale acquista strumenti finanziari)?

Dato che fior di economisti insigniti del Nobel sono schierati su versanti opposti del dibattito teso a trovare una soluzione al problema della disoccupazione, i cittadini sono ovviamente confusi. Da un lato, Paul Krugman e Joseph Stiglitz invocano un piano di stimolo fiscale più ampio che utilizzi la spesa pubblica per investire in istruzione e infrastrutture. Dall’altro, Robert Mundell, Myron Scholes e Reinhard Selten caldeggiano misure draconiane per attenuare i livelli di debito.

L’American Recovery and Reinvestment Act (ARRA), varato da Obama appena tre settimane dopo il suo insediamento, è stato deludente. Il piano di rilancio dell’economia da 800 miliardi di dollari non ha avuto l’effetto sperato, in parte perché accompagnato da un forte incremento dei risparmi privati. Ora i sostenitori del piano di stimolo affermano che le cose sarebbero andate peggio senza ARRA. Io sono scettico.

Un migliore approccio per ridurre la disoccupazione potrebbe esprimersi attraverso un nuovo e massiccio ciclo di quantitative easing. Mi rincuora sapere che si parli di questo tipo di intervento nel Regno Unito e che il dibattito si sia spostato sull’acquisto degli asset rischiosi, come i bond societari o i pacchetti di prestito al settore privato, e non sull’acquisto dei titoli di stato a lunga scadenza. Si tratta di un passo che va nella giusta direzione, come sostengo da tre anni.

Ma c’è dell’altro. Il mio lavoro fornisce un nuovo approccio alla macroeconomia che, da un lato spiega come la mancanza di fiducia possa provocare disoccupazione persistente, e dall’altro sostiene l’acquisto di azioni da parte delle banche centrali per ridurre la volatilità dei prezzi degli asset, ripristinare il valore della ricchezza e prevenire un futuro crash del mercato.

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