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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2011 alle ore 11:26.

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Quattro isole artificiali battute da venti gelidi stanno sorgendo nel nulla del Mar Caspio, in Kazakistan.
Una sfida improba, tirare su quel greggio vecchio 120 milioni di anni, zeppo di corrosivo acido solfidrico. Ma redditizia: quello di Kashagan è il più grande giacimento di greggio in sviluppo al mondo. Ferve il lavoro sulla prima isola emersa dalle basse acque che custodiscono la piccola Arabia Saudita del petrolio. Sorpresa: si parla italiano. E non solo perché questa sfida è stata raccolta da Eni e dai suoi partner kazaki. Molte soluzioni e attrezzature hi-tech sono made in Italy, semplicemente perché sono le migliori del mondo.

Così, la Rosetti Marino di Ravenna sta realizzando i sistemi per la generazione elettrica e la separazione dell'olio dal gas, i sostegni per le conduzioni, gli impianti di convogliamento e trattamento del greggio estratto, ma anche un grande albergo galleggiante destinato a ospitare 200 persone. E il gruppo di Ravenna ha investito 25 milioni nel nuovo centro di produzione in Kazakistan. La Nuovo Pignone di General Electric, invece, ha fornito soluzioni e impianti di compressione ad altissima potenza e la Bonatti di Parma ha costruito importanti pipeline e sistemi elettrici onshore. Pochi sanno che il manifatturiero e i servizi hi-tech italiani non sono forti solo nella moda, nel design, nelle piastrelle. Il made in Italy 2.0, in grado di reggere la concorrenza cinese, è anche e soprattutto quello dell'energia.

L'analisi emerge dal nuovo Osservatorio Nomisma Energia - Il Sole 24 Ore, lanciato sul Rapporto di oggi, in copertina e nelle prime dieci pagine. Una rilevazione effettuata dagli esperti del centro studi presieduto da Davide Tabarelli e dagli esperti di energia del nostro quotidiano, che hanno scovato i 20 campioni del made in Italy dell'energia: dall'elettricità (fonti fossili e rinnovabili) al calore, fino ai trasporti. I tre impieghi dell'energia, che valgono rispettivamente il 36%, il 47% e il 17% del totale. Una prima lista non esaustiva, che si arricchirà di altri nomi.

«La nostra rilevazione, che è solo uno spaccato non esaustivo di una realtà molto complessa e articolata - spiega Tabarelli -, è ricca di casi aziendali di eccellenza mondiale. Paradossalmente relativi a imprese di un paese, che, ricordiamolo, è il più dipendente in assoluto dalle importazioni di fonti energetiche dall'estero come incidenza percentuale sui consumi complessivi. La nostra esperienza nel campo del manifatturiero, che per incidenza sul Pil si avvicina sempre al 20% della ricchezza nazionale, unita alla nostra tradizionale carenza di fonti, ci ha portato ad andare in giro per il mondo, sviluppando conoscenze che riguardano sia la capacità di realizzare strutture ma anche ottimi rapporto con il territorio».

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