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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2011 alle ore 09:33.

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di Marco Rogari
Una breccia nel muro nella della Lega si è aperta: le pensioni non sono più tabù. Anche se il Carroccio pone precise condizioni: un intervento limitato a un ulteriore anticipo dal 2014 al 2013 del meccanismo per alzare gradualmente l'età pensionabile delle lavoratrici private in cambio di una stretta sulle "reversibilità" e anche sulle invalidità. Il tutto facendo leva sulla delega assistenziale già all'esame del Parlamento. Ma proprio l'aggancio di un vagone previdenziale alla delega consentirebbe ancora qualche margine di manovra al Pdl, che, oltre a pressare per ottenere l'innalzamento della soglia delle donne già dal 2012, insiste, nonostante il no della Lega, per intervenire sulle anzianità. Anche perché la spinta per giungere a una soppressione dei trattamenti anticipati giunge da più fronti, non ultimo il manifesto delle imprese per la crescita, e diventa sempre più intensa. Lo stesso presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, invita a una riflessione su questa questione cruciale.

«Le pensioni di anzianità avevano una validità quando non c'era la legge sui lavori usuranti, oggi va fatta una riflessione sulla transizione lenta verso l'abolizione delle pensioni di anzianità», ha detto Mastrapasqua parlando a Radio3. E ha poi aggiunto: «Il sistema previdenziale non è avulso dal mondo del lavoro e del welfare. Abbiamo fatto le riforme, i conti dell'Inps sono in ordine, ma il sistema non può prescindere dall'andamento del Pil».

Anche per l'Inps, insomma, la strada da percorrere dovrebbe essere quella dell'abolizione delle anzianità. Il percorso è stato già tracciato dai tecnici del Tesoro con la speranza di inserire l'intervento nella prossima legge di stabilità: anticipo di quota 97 (somma di età anagrafica e contributiva) dal 2013 al 2012, o in alternativa ripristino dello scalone Maroni, per poi giungere a quota 100 nel 2015, ovvero alla completa soppressione dei trattamenti anticipati.

Umberto Bossi però sulle anzianità non è disposto a cedere. E anche nei prossimi giorni il Carroccio su questa misura continuerà a fare muro cercando di limitare la partita alle "pensioni rosa" e alle reversibilità. Partita che, secondo la mediazione in atto tra Pdl e Lega, dovrebbe essere giocata nell'ambito della delega sull'assistenza. La delega diventerebbe, quindi, assistenziale e previdenziale e potrebbe aprire la strada all'apertura di un tavolo con le parti sociali per discutere (come ad esempio ha chiesto la Cisl) le misure sulle pensioni. E proprio in questo ambito potrebbe essere concordato un intervento sulle anzianità. A quel punto per la Lega sarebbe difficile continuare a dire no.

Nel caso in cui non ci dovessero essere sbocchi sul capitolo anzianità, il Pdl cercherà di strappare al Carroccio almeno l'anticipo al 2012 del meccanismo per alzare la soglia pensionabile delle lavoratrici private, provando anche a velocizzarlo: attualmente, dopo l'ultimo ritocco con la manovra di ferragosto, l'asticella della soglia pensionabile comincia ad alzarsi nel 2014 per arrivare a 65 anni nel 2026. Quanto alle reversibilità, la proposta della Lega per ridurre questi trattamenti potrebbe poggiare su un nuovo vincolo anagrafico e un contributo sui trattamenti a seconda del reddito familiare. Sempre il Carroccio spinge per un ulteriore sfoltimento dei trattamenti di invalidità già oggetto negli ultimi anni di misure ad hoc per limitare il fenomeno dei falsi invalidi.

Tra le varie opzioni c'è anche l'innalzamento a 67 anni della soglia per l'accesso alla pensione di vecchiaia per tutti i lavoratori una volta compiuto il percorso per equiparare l'età pensionabile delle donne a quella degli uomini. Una misura che andrebbe incontro alla richieste della Ue e sarebbe in linea con quanto deciso dalla Germania, ma che di fatto è già stata in parte recepita con l'anticipo dell'adeguamento all'aspettativa di vita del momento effettivo del pensionamento e l'introduzione della finestra unica mobile per le uscite.

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