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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2011 alle ore 19:41.

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PECHINO – Anche nei tempi migliori è difficile per le piccole e medie imprese cinesi ottenere prestiti bancari. Ma con l’attuale regime di austerità creditizia, imposto per contenere il surriscaldamento dell’economia e la pressione inflazionistica, rendendo più aspre le condizioni per le PMI, il settore finanziario –il settore cinese meno riformato- sta ora soffocando il cuore pulsante del dinamismo economico del paese.

In tempi normali, il mercato finanziario informale aiuta la PMI ad andare avanti; ma le disavventure di Wenzhou, una cittadina nella provincia dello Zhejiang meridionale rinomata per la sua disinvolta economia privata, hanno dimostrato che il mercato finanziario informale può essere molto volatile ed inaffidabile. Molti dei creditori più importanti si siano dileguati con una grande quantità dei depositi, ed il fallimento di aziende ordinarie è diventato un serio problema. La situazione si è deteriorata al punto tale da giustificare una visita del Premier Wen Jiabao.

Le riserve ufficiali in valuta estera della Cina aumentano ad un ritmo di circa 1 miliardo di dollari per giorno-lavorativo, la quasi totalità dei quali viene utilizzato per acquistare titoli del Tesoro americani, ed altri titoli internazionali che comportano un tasso minimo di rendimento. Allo tempo stesso, circa il 40% del risparmio bancario cinese non viene accreditato. Si potrebbe dunque pensare che i rendimenti del capitale in Cina siano bassi. Ma ci si sbaglierebbe: diversi studi hanno dimostrato che il tasso di rendimento del capitale si trova al di sopra il 10% dalla fine degli anni ’90.

Allora perché, la PMI cinese non può fare affidamento sul settore finanziario formale per le sue operazioni quotidiane? A dire il vero, non è semplice per la PMI ottenere finanziamenti regolari neppure negli altri paesi. Ma non sono molti i paesi che sperimentano lo stesso grado di difficoltà; i sondaggi mostrano in modo consistente che soltanto circa il 10% del finanziamento alla PMI cinese viene dalle banche, mentre per la media mondiale è il doppio. Ed in più, nessuno di questi paesi ha un surplus di capitale della grandezza di quello cinese.

Il principale ostacolo in Cina sono le amministrazioni locali, che sono in competizione con le piccole e medie imprese per i prestiti bancari ed inevitabilmente le estromettono dal sistema di credito regolare. I governi locali si basano sul credito bancario per l’investimento in infrastrutture e per lo sviluppo del settore immobiliare. Un rapporto redatto all’inizio dell’anno dalla Banca Popolare cinese ha messo in luce che quasi un terzo del totale del credito in essere del paese, cioè 14 mila miliardi di renminbi (2.2 trilioni di dollari), era a carico dei governi locali. Negli ultimi anni, il 30- 40% dei crediti bancari sono andati a progetti infrastrutturali del governo.

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