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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2011 alle ore 09:36.

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(Reuters)(Reuters)

di Isabella Bufacchi
Crescono gli impegni degli Stati dell'eurozona per un annuncio imminente sul piano definitivo salva-euro - se non entro domani entro il prossimo mercoledì -, crescono le attese dei mercati e all'unisono crescono le pressioni sull'Italia dei partners europei affinchè il Governo Berlusconi vari al più presto le misure per il rilancio della crescita e faccia chiarezza sugli interventi, soprattutto sul fronte dei tagli alla spesa pubblica, che dovranno garantire il raggiungimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio per il 2013.

In vista del doppio vertice Ue, è sul caso Italia - quello che tra tutti i problemi aperti dalla crisi del debito sovrano preoccupa di più l'Europa e il resto del mondo per le dimensioni dei titoli di Stato italiani - che si sono concentrate ancora una volta ieri le raccomandazioni di Bruxelles per un'azione governativa più incisiva.

I continui slittamenti del pacchetto di misure per il rilancio dell'economia e alcune carenze pendenti nei dettagli degli interventi per riportare in equilibrio i conti pubblici in Italia non sono più tollerati, alla vigilia del varo di quello che i mercati hanno già battezzato 'The European Grand Plan' e che ieri il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha iniziato a studiare con i partners. A sottolineare la «massima urgenza» della questione italiana è stata ieri la Commissione europea attraverso Amadeu Altafaj, il portavoce del responsabile agli affari economici e monetari Olli Rehn, nel corso di una conferenza stampa. Altafaj ha ricordato, rispondendo, che «durante l'estate, l'Italia ha approvato un pacchetto ambizioso che va nella giusta direzione, ma deve essere seguito con urgenza da misure per la crescita». Ha quindi osservato che Bruxelles «non fa pressioni ma incoraggia con forza» il Governo «a finalizzare con la massima priorità» le misure necessarie.

Il commissario agli affari economici Olli Rehn aveva già dichiarato al quotidiano francese Les Echos di aspettarsi che l'Italia «ribadisca domenica (alla riunione dei capi di stato e di governo Ue ndr) in modo chiaro i suoi programmi di consolidamento di bilancio e di riforme strutturali». «L'Italia deve sgombrare il campo da ogni dubbio sulla sua politica fiscale», ha poi incalzato lo stesso Rehn sulle colonne del quotidiano tedesco Handelsblatt in un'intervista pubblicata ieri. Per la Commissione anche gli obiettivi di bilancio che l'Italia si è data «vanno definiti con misure robuste e una tabella di marcia corretta per ristabilire la credibilità del Paese sui mercati». Per Bruxelles - ha aggiunto il commissario - è chiaro che serve un pacchetto complessivo di misure per rafforzare le debolezze strutturali dell'economia». Ma anche per «migliorare la qualità della spesa pubblica». In questo contesto, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, secondo Handelsblatt, metteranno Silvio Berlusconi «pesantemente sotto pressione», in occasione del vertice di domani.

Fonti del Governo tedesco hanno insistito ieri affinchè i Paesi nell'eurozona periferica si impegnino in maniera più incisiva per rimettere ordine al bilancio pubblico. A rincarare la dose del pressing su Roma è intervenuto ieri stesso anche il ministro delle finanze olandese Jan Kees de Jager: «L'Italia deve prendere nuove misure per le riforme e i tagli alla spesa pubblica e mi aspetto che le presenti durante il vertice di questo weekend».

In sintonia con Bruxelles anche la Banca centrale europea che acquista oramai settimanalmente titoli di Stato italiani sul secondario. La Bce è intervenuta da quest'estate con un'operazione tra 60 e 80 miliardi stando alle stime dei traders, per tenere a freno l'ascesa dei rendimenti sui BTp: in cambio di questo sostegno Bruxelles e Francoforte erano certe che l'Italia avrebbe varato in tempi stretti misure importanti per il rilancio della crescita: l'inadempienza del Governo per i ritardi del dl sviluppo, stando a fonti bene informate, avrebbe spinto la Bce a rallentare gli acquisti sui BTp, riportando i rendimenti del titolo decennale al 6%, una soglia che manda i mercati in fibrillazione e che aumenta la pressione sull'Italia.

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