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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2011 alle ore 15:28.

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LONDRA – Alla fine, la gravità della crisi dell’Eurozona si è palesata agli occhi di tutti. La posta in gioco è alta. I governi e gli istituti finanziari internazionali hanno fatto il possibile per trovare una soluzione entro i vincoli economici e politici eccessivamente rigidi. Il progetto presenta ancora numerose questioni irrisolte e l’attuazione sarà alquanto difficoltosa.

Ora i leader dell’Eurozona devono ambire a preservare non solo la moneta unica, ma anche i profitti derivanti dall’integrazione finanziaria in Europa. Nessuna regione del mondo ha tratto maggiore vantaggio dal sistema bancario transfrontaliero; ora tali risultati sono ora a rischio, e con essi i gruppi bancari europei stessi.

La minaccia per le banche transfrontaliere proviene non solo dal deterioramento dei rispettivi bilanci a fronte della bassa qualità del debito sovrano e delle deboli prospettive di crescita, ma anche dalla risposta politica stessa. È fatto ben noto che le banche europee abbiano bisogno di massicce quantità di capitali. Eppure, nonostante gli intrepidi tentativi fatti dalla nuova Autorità bancaria europea per autorizzare e coordinare le misure necessarie, la soluzione europea deve prendere in considerazione la rete di controllate estere sparse su tutto il territorio europeo.

Sarà arduo mobilitare il sostegno a favore delle banche europee; estenderlo alle controllate sarà ancor più arduo. Ma, diversamente dalla sconsiderata esposizione al debito sovrano diffuso in Europa, il sistema bancario transfrontaliero attraverso le controllate estere è stato benefico per gli investitori, sia per i Paesi di origine che per quelli ospitanti, soprattutto nell’Europa centrale e orientale emergenti, che rappresentano tuttora il mercato dell’export più importante dell’Eurozona.

Alle banche dei principali Paesi dell’Eurozona questa regione ha garantito rendimenti straordinari, e ora è parte integrante dello loro operazioni. Nell’Europa emergente, le controllate estere hanno contribuito a costruire sistemi finanziari meno inclini all’instabilità e hanno aiutato le economie a convergere più rapidamente verso i livelli medi europei di reddito.

Quando è scoppiata la crisi globale nel 2008, non esisteva alcun quadro normativo comune per proteggere le reti transfrontaliere, che erano ampiamente vulnerabili a causa dell’eccessivo uso della leva finanziaria e del cambio estero. Molti progressi sono stati fatti da allora: i bilanci sono stati rafforzati e i modelli di finanziamento sono stati aggiustati. Oltre alle riforme istituzionali a livello europeo – in particolare la creazione del Comitato europeo per il rischio sistemico e dell’Autorità bancaria europea – sono state rafforzate la regolamentazione e la supervisione nei Paesi di origine e ospitanti delle controllate.

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