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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2011 alle ore 14:51.

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La Federconsorzi sta rinascendo. Il "gigante" dell'agroalimentare, crollato 20 anni fa (fu commissariata il 17 maggio del 1991), sta tornando in pista. Domani è convocata l'assemblea per approvare il bilancio. Un incontro che segue due precedenti assemblee, la prima in cui il commissario ha chiamato a raccolta tutti i Consorzi agrari e l'altra, un mese fa, per la riforma dello statuto. Un atto dovuto per adeguare la "carta" del 1939 al nuovo diritto societario. A fine giugno c'è stato un ulteriore passaggio con la costituzione di un comitato consultivo che affianca il commissario, di cui fanno parte sei presidenti di Consorzi agrari e un direttore in rappresentanza di Verona, Friuli, Bologna, Forlì-Cesena, Grosseto, Abruzzo e Viterbo. Tutte strutture su cui sventola la bandierina gialla della Coldiretti.

La prossima mossa, la più delicata, sarà la nomina del Consiglio di amministrazione che sancirà la fine del commissariamento e la ripresa in piena regola dell'attività.
Il processo di ricostituzione della rete dei Consorzi agrari, avviato un po' in sordina circa tre anni fa, sotto l'abile regìa della Coldiretti, ha ridato corpo alla struttura. E ora Fedit è pronta a riprendere un posto in prima linea nel sistema agroalimentare made in Italy. Passo dopo passo si sta spianando la strada alla fine della gestione commissariale.

A segnare la svolta circa un anno fa è stato il decreto di nomina del nuovo commissario. Non è stata infatti la solita operazione di routine. Il decreto firmato dall'ex-ministro Giancarlo Galan ha assegnato al nuovo commissario Andrea Baldanza la mission di sondare tutte le possibilità di rivitalizzare la Fedit e soprattutto di intercettare le risorse finanziarie della struttura.
Ma cosa ha fatto riaccendere i riflettori su una vicenda che sembrava ormai finita nel dimenticatoio? Sicuramente la spinta è arrivata dalla molla finanziaria: il riconoscimento dei crediti vantati nei confronti del ministero delle Politiche agricole per i vecchi ammassi di grano. Improvvisamente si è materializzato un tesoretto di quasi un miliardo di euro assegnato alla Federconsorzi che si è scoperta ancora in vita. Tanto più che alcuni Consorzi agrari hanno continuato a versare la loro quota societaria.

Una sentenza della Cassazione ha sancito qualche anno che i Consorzi agrari sono titolari di un credito di oltre 500 milioni sui quali calcolare gli interessi. Una partita definita l'anno scorso dalla Corte d'Appello di Roma che si è pronunciata in maniera definitiva (4° grado di giudizio) sulla rivalutazione del debito stabilendo l'applicazione del tasso di sconto maggiorato di 4,40 punti percentuali più la capitalizzazione semestrale con un calcolo di interessi pari a 4 milioni al mese. Complessivamente dunque la Federconsorzi dovrà incassare oltre 800 milioni. Un tesoretto su cui certo ci sarà il braccio di ferro con le banche, ma su cui è possibile fare affidamento.

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